Una stagione dai mille volti quella della Ferrari. Molti lati negativi, ma tanti anche positivi a partire alla stella Leclerc, che ha emozionato la platea rossa a colpi da futuro campione, seppur commettendo vari errori nel corso del Mondiale. Il monegasco è il poleman della stagione, ne ha conquistate ben sette e ciò spiega molto bene l’andamento del cavallino rampante.
La vettura italiana si è dimostrata nel corso della stagione molto veloce nel giro secco, come dimostrano le molte pole position. La Ferrari ha dominato in circuiti dove la velocità era l’arma da fuoco principale, mentre ha sofferto in circuiti più guidati con la presenza di molte curve più manovrate.
Molte gare sono terminate con uno o entrambi i piloti a zero punti, a volte per problemi di affidabilità come in Bahrein, dove le due rosse erano stabilmente al comando in solitaria. Mentre altre volte per errori dei piloti, che hanno tolto molti punti la mondiale costruttori ma anche a loro stessi. Gli errori più gravi sicuramente sono i crash tra compagni di squadra, come l’ultimo avvenuto nella scorsa gara del Brasile a Interlagos.
Si può sorvolare su un errore sul bagnato, ma non in questi casi soprattutto per non commetterli di nuovo in futuro. A rimpinguare la dose ci sono state strategie spesso sbagliate dal muretto che hanno “rovinato” molte gare di Vettel e Leclerc.
Una costante degli scorsi campionati di Formula 1 è stata sicuramente l’involuzione della rossa dopo la sosta estiva. Questa volta non è stato così, anzi ci sono stati molti miglioramenti sulle due vetture. Il solito problema però è l’affidabilità: ogni volta che la Ferarrari ha alzato il tiro, ne ha pagato le conseguenze in almeno una gara. La macchina è sicuramente migliorata come dimostrano le uniche tre vittorie: due di Leclcerc e una di Vettel.
La scuderia ha bisogno per la prossima stagione di lottare ad armi pari con la Mercedes, ma per farlo oltre alla ricerca di una vettura stabile e che non concluda le gare spesso con uno zero, c’è bisogno di un binomio perfetto tra i piloti. Non ai livelli delle frecce d’argento, dove spesso Bottas viene sacrificato. L’ideale sarebbe quello di pensare al bene della squadra e non al proprio orgoglio, di lottare ma non autoeliminarsi, soprattutto in una Formula 1 dove il minimo errore lo paghi e anche caro.
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