In Francia ci si divide sul “certificato di verginità”: il governo ne ha annunciato l’abolizione in nome della dignità e dei diritti delle donne, oltre che della parità dei sessi, promettendo anche di punire chi lo emette. I medici si ribellano, riconoscono l’anacronismo e l’insosteniblità della pratica, ma spiegano che in alcuni casi, sempre più rari, rilasciare l’attestato che la ragazza è vergine “può proteggerla” da violenze e molestie.
In Francia il presidente Emmanuel Macron, insieme al ministro dell’Interno Gerald Darmanin, propone di punire penalmente i certificati di verginità, definiti come un reperto del passato.
Joelle Belaisch-Allart, presidente del Collegio nazionale ginecologi e ostetrici, spiega a Le Monde che si tratta essenzialmente di richieste di origine religiosa. Per la segretaria generale dell’Ordine delle ostetriche, Isabelle Derredinger non prevedere il certificato di verginità potrebbe mettere delle donne in pericolo.
“Spiegare e smontare i pregiudizi” è l’obiettivo di un’altra ginecologa intervistata da Le Monde, Ghada Hatem, che ha creato la Casa delle donne di Saint-Denis, una cité particolarmente difficile della banlieue parigina, che accoglie donne “vulnerabili o vittime di violenza”: “Quando vedo che la donna che me lo chiede ha dei mezzi, che può cavarsela senza, rifiuto di emettere un certificato del genere”.
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