30 Novembre 2018 - 12:47

G20: al via il vertice, tra tensioni e crisi d’identità

dazi

Il G20 si è ufficialmente aperto a Buenos Aires. Più che per i colloqui, però, rischia di essere ricordato per le tensioni e le crisi di Donald Trump

L’escalation e le tensioni crescenti tra Ucraina e Russia. Lo scontro commerciale tra Stati Uniti, Cina e gli altri Stati maggiori esportatori di merce. Lo scandalo dell’omicidio del giornalista saudita Jamaal Khashoggi. Il G20 prende il via a Buenos Aires con questi tre argomenti come perno.

Donald Trump questa volta si ritrova spalleggiato molto di più rispetto all’anno scorso, dove andò praticamente da solo a proporre il suo America First. Ora, invece, si ritroverà appoggiato da molti più Governi. Sia l’Italia targata M5SLega, sia il Brasile dell’ultradestra di Bolsonaro, sia addirittura lo stesso Putin e la Turchia di Erdogan saranno al fianco del tycoon americano. Obiettivo? Non è sicuramente quello di condurre una guerra commerciale con la Cina.

Sebbene abbia validi alleati al suo fianco, la guerra commerciale con la nazione governata da Xi Jinping sarebbe improduttiva. La volontà sarebbe quella di risolvere la situazione sempre in maniera democratica, e il G20 offre un’occasione irripetibile per accordarsi e rendere l’astio meno aspro. Attualmente, sia dal punto di vista numerico che economico, condurre una guerra con la Cina non andrebbe a far altro che peggiorare la situazione.

I dazi sulle merci non hanno sortito l’effetto sperato, l’America si conferma sempre più un Paese globalizzato e non adatto a nazionalismi. Il popolo vuole godere delle stesse comodità al minor prezzo possibile, ecco perché il canale con la Cina è più aperto che mai. A dimostrazione dei dazi che latitano, c’è anche la firma del nuovo accordo con Canada e Messico, l’USMCA.

Altro punto molto importante è che l’attenzione di Trump non è tutta concentrata sul summit. Il caso Mueller, infatti, incombe sulla sorte del presidente.

Atto a distruggere e non a costruire

Il punto fondamentale, ora, saranno le contromosse che il tycoon americano dovrà adottare. Oggi come oggi, il disegno di cooperazione internazionale si è smarrito del tutto, in quanto le fazioni politiche al potere sono troppo diverse per darsi una mano. Attualmente non si ha un G20, ma un G0.

Infatti, resta difficile capire chi abbia effettivamente la leadership all’interno dell’organizzazione. E in questo ambiente, Donald Trump, ci sguazza. Il suo intento, infatti, è quello di demolire dall’interno l’organizzazione, e non ricostruire rapporti che sono effettivamente deleteri.

In una posizione di forza, il presidente guarderebbe tutti “dall’alto” scannarsi e impegnare le proprie forze per una guerra fratricida. In quest’ottica, è da vedere anche la guerra con la Cina, che siccome latita non sembra voler effettivamente sfociare in un confronto a campo aperto.

Strategicamente, infatti, per Donald Trump il G20 è anche un’opportunità per accordarsi con Jinping e “spartirsi” equamente il mondo. Ormai l’Europa è più un fastidio che un vero nemico, le due vere potenze sono collocate ai due estremi del mondo. Dunque, perché non approfittare della situazione, annullare il potere europeo e creare un’egemonia vera e propria in cooperazione con la Cina?

I leader europei sembrano fare orecchie da mercante, e cadere proprio nella trappola orchestrata dai due leader. L’auspicio è che si sveglino il prima possibile.

Le proteste

Nel frattempo, altro fattore per cui verrà ricordato il G20 sono le dimostrazioni di massa, previste e concrete. Decine di migliaia di persone, infatti, hanno annunciato proteste nella capitale argentina contro la globalizzazione e la crisi economica.

Da questo punto di vista, le manifestazioni si realizzeranno. Gruppi di no-global hanno già fatto le prove generali e sono state autorizzate a protestare, ma lontano dalla zona dove si terrà il vertice.

Nel tentativo di scoraggiare le proteste il Governo ha deciso di cancellare tutti i servizi di trasporto pubblico ed ha invitato i cittadini a partire per il weekend. Ma il popolo è fermo e vuole lottare, anche contro il rafforzamento del controllo di polizia che Buenos Aires ha di fatto istituito per annullare disordini.

Pericolo di guerriglia urbana? Non si sa ancora. Ma il G20 si preannuncia un caos, in un senso o nell’altro.