Nella mattinata di oggi, la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Salerno, su disposizione di questa Procura, ha dato esecuzione ad un provvedimento emesso dal Tribunale di Salerno – Sezione Riesame – con il quale è stato disposto il sequestro preventivo, nella forma diretta e per equivalente, per un valore pari a circa 43 milioni di euro, riformando così l’iniziale provvedimento di rigetto parziale emesso dal Gip presso questo Tribunale il 4 dicembre 2023.
Le attività investigative, condotte congiuntamente dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Salerno e dalla Compagnia di Battipaglia, su coordinamento di questa Procura, s’inquadrano nel più ampio contesto degli approfondimenti condotti sul gruppo di società operante principalmente nei servizi di pulizia, facchinaggio e logistica, il quale si sarebbe avvalso di una serie di cooperative da cui avrebbe ricevuto, nel periodo compreso dal 2013 al 2019, fatture per operazioni inesistenti per circa 175 Milioni di euro, traslando in capo a quest’ultime gli obblighi fiscali, di fatto mai adempiuti, riferiti ai rapporti commerciali poste in essere con terzi clienti.
In tale ambito, era stato già eseguito, lo scorso 13 dicembre, il provvedimento di accoglimento parziale emesso dal Gip alla sede per un importo complessivo di 34 milioni di euro, per i reati tributari di dichiarazione infedele ai fini delle imposte sui redditi ed I.V.A., omessa dichiarazione, omesso versamento delle ritenute e dell’imposta sul valore aggiunto nei confronti delle Cooperative, non ritenendo, invece, sussistenti le ipotesi di false fatturazioni nei rapporti intercorrenti.
A seguito dell’impugnazione del provvedimento di rigetto, il Tribunale del Riesame, con la richiamata ordinanza, ha condiviso quasi interamente, ovviamente allo stato delle investigazioni che vertono ancora in fase di indagini preliminari, l’originario impianto accusatorio di questa Procura, secondo cui gli indagati avrebbero conseguito un illecito profitto attraverso un duplice schema evasivo, trasformando così il costo del lavoro, come tale non sottoponibile ad I.V.A., in prestazione di servizi.
In un caso, si contesta, le società cooperative assumevano direttamente l’incarico dal committente, utilizzando forza lavoro della società, consentendo a quest’ultima di avvantaggiarsi dell’interposizione di soggetti che, a breve distanza temporale, cessavano la loro attività, senza assolvere i previsti obblighi dichiarativi.
In altri casi, invece, la suddetta società, ottenuto l’appalto di servizio dal committente finale, lo avrebbe sub-appaltato alle cooperative, utilizzando forza lavoro posta alle sue dirette dipendenze, ma facendo risultare cartolarmente una prestazione di servizi soggetta ad I.V.A. fornita dal subappaltatore.
La forza lavoro sarebbe rimasta, quindi, sempre riconducibile a una società che, in base allo schema utilizzato, sarebbe stata, parte occulta dell’appalto stipulato tra cooperative e committente ovvero avrebbe assunto l’appalto per poi sub-appaltare fittiziamente la prestazione alle cooperative.
I descritti meccanismi fraudolenti avrebbero consentito di ottenere, oltre che un indebito risparmio fiscale, un vantaggio concorrenziale sul mercato, permettendo di applicare prezzi inferiori a quelli praticati da imprese operanti nel medesimo settore. Tali condotte, secondo la pronuncia del Riesame, in attesa di giudizio definitivo in dibattimento, configurerebbero i reati di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture false e mediante altri artifici.
All’esito dell’intera attività, dunque, è stato disposto il sequestro per una somma complessiva di circa
77 milioni di euro. Contestualmente, oltre alla misura cautelare reale, sono stati disposti gli arresti domiciliari. L’efficacia del provvedimento è tuttavia subordinata all’eventuale conferma da parte della Corte di Cassazione del provvedimento del Tribunale per il riesame ovvero alla perenzione dei termini per proporre ricorso.
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