L’11 Marzo del 2011, un terribile tsunami ha provocato la distruzione dell’impianto di raffreddamento della centrale nucleare di Fukushima, in Giappone. Da allora, i danni ambientali causati dall’incidente, ritenuto il più grave dopo Chernobyl, per quanto tenuti sotto controllo, sono stati immani. L’evento sismico, in particolare, ha distrutto il sistema di raffreddamento ad acqua del reattore, causando per l’appunto un’enorme fuoriuscita di acqua radioattiva. La stessa acqua, tuttora, viene raccolta per evitare ulteriori e pericolose contaminazioni delle falde acquifere.
Tuttavia, lo spazio a disposizione per la raccolta d’acqua è terminato e la società che gestisce la centrale ha deciso di riversare l’acqua radioattiva nell’Oceano Pacifico. Ad annunciarlo è stato il Ministro dell’Ambiente del Giappone, riferendo che, al momento, non esistono alternative per ottemperare alla necessità di smaltire il materiale contaminato.
Dal 2011 sono in corso programmi per la bonifica e la dismissione dell’impianto nucleare di Fukushima. Secondo le stime, i lavori potrebbero richiedere 30 o 40 anni. Sempre nel 2011, in seguito al disastro, le autorità hanno deciso di bloccare i lavori di costruzione di 14 nuovi impianti nucleari. Intanto, il governo cinese rassicura che, in vista dei giochi olimpici del 2020, la situazione è completamente fuori controllo.
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