Giuliano Poletti: Non è un paese per giovani!
Le ultime esternazioni del Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in tema di vacanze scolastica, destano parecchie perplessità nella popolazione italiana
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Durante ogni legislatura le diverse personalità del momento utilizzano slogan sulle nuove generazioni e sul loro futuro.
Si è passati da “I giovani sono il futuro” a “Dobbiamo difendere il futuro delle nuove generazioni”, fino ad arrivare “Dobbiamo creare le condizioni per permettere ai nostri giovani di vivere degnamente”.
Da un po’ di tempo a questa parte lo slogan principale dell’attuale governo sembra essere: “Care future generazioni, l’Italia non vi vuole”.
Passando dalla riforma della scuola fino a quella del lavoro (il c.d. Jobs Act), le nuove generazioni sembrano essere intese quasi come un ostacolo a qualsiasi tipo di attività.
L’ultimo affondo è stato quello del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti che, parlando a Firenze a un convegno sui fondi europei e il futuro dei giovani, facendo riferimento al periodo di vacanza scolastica ha affermato: “Un mese di pausa va bene, ma non c’è un obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato a fare formazione”.
Prosegue Giuliano Poletti dicendo: “Non ci sarebbe pertanto nulla di strano se un ragazzo lavorasse tre o quattro ore al giorno per un periodo preciso durante l’estate, anziché stare solo in giro per le strade”.
Anche in questo caso, le questioni di importanza maggiore vengono affrontate con parecchia leggerezza.
Partendo dal tema lavoro, Giuliano Poletti minimizza un dato fondamentale: la disoccupazione giovanile nell’ultimo anno ha raggiunto quote del 42% (che non si riscontravano dal 1977) e la questione non può dirsi del tutto risolta con l’attuale Jobs Act (che in verità aggrava le condizioni di tutti i lavoratori, precari e non).
Questo dato dovrebbe far riflettere in quanto il lavoro stabile è diventato un’utopia e la realtà italica è molto più complicata di come viene descritta.
Gli enti, pubblici e privati, difficilmente assumono giovani(e men che meno laureati) e la rincorsa alla sopravvivenza è, purtroppo, una triste realtà.
Inoltre, si punta, ancora una volta, sulla formazione che risulta, a partire dalla sua introduzione con la riforma Fornero, uno strumento fallimentare e spesso anticamera di precarietà e ricatto.
Da un punto di vista prettamente pratico, senza considerare di aver reso più instabile la vita delle generazioni che vanno dai 20 ai 60 anni, il ministro ha avallato la classica idea di una giovane generazione svogliata e poco incline all’attività lavorativa.
Infine, le esternazioni del ministro mal si conciliano con quella popolazione studentesca che durante il periodo estivo prende parte all’attività lavorativa (spesso in maniera gratuita o con pagamenti in nero) e che decide autonomamente di fare esperienza in un mondo che li coinvolgerà totalmente in un futuro.
Nonostante le proteste di vari organi studenteschi e non (come il Codacons) il ministro Giuliano Poletti ha lanciato la sfida gridano a voce sempre più alta: “Non è un paese per giovani“.
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