18 Novembre 2019 - 16:00

Giulio Golia de Le Iene a Pellestrina dopo l’acqua alta che ha inondato la laguna veneziana

Giulio Golia a Pellestrina

Giulio Golia de Le Iene è andato a Pellestrina, lingua di terra che separa Venezia dal Mar Adriatico, dopo le inondazioni dei giorni scorsi

Giulio Golia de Le Iene, dopo le inondazioni della laguna veneziana dei giorni scorsi si è recato a Pellestrina, lingua di terra che separa Venezia dal mar Adriatico. Nella notte tra il 12 e il 13 novembre scorso, i circa 3000 abitanti di Pellestrina hanno vissuto l’inferno.

A causa dei muri di contenimento ai confini della città, si sono ritrovati tutti come in una grande vasca da bagno, ma senza il sistema di scolo. Le pompe idrovore, che avrebbero dovuto ritirare l’acqua, infatti non hanno funzionato; e questo perché gli impianti elettrici di controllo sono stati posizionati male e l’acqua li ha sommersi, bloccando tutto.

Proprio a Pellestrina, si sono avuti anche due morti: un 89enne e un 78enne, morto fulminato davanti alla moglie, mentre cercava di togliere la corrente da casa. A parlare con Giulio Golia, il nipote e il fratello di questa seconda vittima. Un impiegato della protezione civile ha anche affermato che a causa della disperazione, alcuni anziani che ormai avevano perso tutto, sono stati trovati seduti a terra con l’acqua alla gola. Si sarebbero quindi lasciati morire, se non fossero stati tratti in salvo.

I racconti dei cittadini

Giulio Golia ha incontrato anche altre famiglie e tutti hanno raccontato storie di terrore e disperazione. L’acqua ha divelto porte e finestre ed è entrata anche dai lavandini, dai gabinetti e dal pavimento. I bambini più spaventati faticavano a respirare mentre i più anziani erano sotto shock. Ore di paura, a seguito delle quali, gli abitanti di Pellestrina stanno cercando di rimediare, pulendo le case, le strade e radunando tutti gli oggetti portati fuori dalle casa dalla furia dell’acqua.

Ora a essere infuriati sono i cittadini che continuano a domandarsi come mai il Mose non è ancora attivo e come mai i sistemi di depurazione non hanno funzionato, facendo salire a galla anche i rifiuti organici. Siamo stati abbandonati. Parlano solo di Venezia, non vorrei che tutti gli aiuti andassero lì. Aiutate Venezia a rialzarsi, per l’amor di dio, Venezia è Venezia. Ma ricordatevi di Pellestrina“, ha affermato un cittadino.

Parlano gli esperti

Giulio Golia ha chiuso il suo servizio confrontandosi con due esperti: Luigi D’AlPaos, ingegnere idraulico e Georg Umgiesser, primo ricercatore del CNR. Il primo ha fornito alcune notizie in merito al funzionamento del Mose, sistema di barriere mobili che si trova sul fondo della laguna: unica possibilità di contenere l’acqua alta. Il Mose, secondo il professore, non è ancora entrato in funzione per una serie di problemi tecnici. Ma il problema più grande sarebbe la manutenzione: una struttura costantemente immersa in acqua è soggetta alle aggressioni del sale e della salsedine. Per questo motivo ci vorrebbero non meno di 100mila euro l’anno, a fronte dei 6 miliardi che ci sono voluti per costruirlo.

Umgiesser invece ha fatto notare che il Mose è stato costruito per chiudersi circa 10,20, massimo 30 volte, ma a causa dei cambiamenti climatici le inondazioni saranno sempre più frequenti. Proprio per questo le barriere rischiano di essere alzate circa 300 volte l’anno, generando poi dei cambiamenti all’economia e all’ecosistema della laguna. Se le barriere sono spesso alzate infatti resterebbero chiusi entrambi i porti, quello industriale e quello turistico. Inoltre entrerebbero solo le acque dolci dei fiumi e la laguna si trasformerebbe con il tempo, da salata a dolce.

La scelta quindi è tra: salvare Venere e salvare la laguna. Arrivati a questo punto, e a causa dell’inquinamento, salvarle entrambe è impossibile.

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