Google e gli altri motori di ricerca: il servizio de Le Iene

Google e in generale un motore di ricerca può sapere tutto di noi. Come funziona e in che modo gli utenti vengono profilati? Quali sono i limiti legati alla privacy? Scopriamolo insieme attraverso un servizio de Le Iene

Google per antonomasia ha quasi sostituito il concetto stesso di motore di ricerca, questo perché alcune strategie hanno consentito di eliminare totalmente la concorrenza. È per questo motivo che arriva la maxi stangata europea che ha multato la società con un importo di 4,3 miliardi di euro. Il motivo è la predisposizione automatica di Google su alcuni sistemi di telefonia Android.

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Questo atteggiamento assicura il primato a Google e al contempo falcia in partenza un possibile insorgere della concorrenza. Ma che cos’è un motore di ricerca? Cominciamo col dire che è un qualcosa con cui quotidianamente abbiamo a che fare, senza nemmeno rendercene conto. Una definizione semplicistica di motore di ricerca, arriva dell’inviato de Le Iene, Nicolò De Devitiis e che lo definisce “Come quel posto in cui tutti andiamo quando vogliamo cercare qualcosa su internet“.

L’inchiesta spiega le effettive differenze di ricerca tra i risultati dati da Google e quelli offerti dagli altri motori di ricerca. Un primo dato evidenzia l’utilizzabilita dell’algoritmo più famoso al mondo. Ad adoperarlo sono il 90% degli europei e il 95% degli italiani. Nicolò Devitiis ha incontrato i presidenti e direttori di alcuni motori di ricerca meno utilizzati, mettendo in piedi un esperimento.

Il servizio dimostra infatti come nel digitare il termine “casa” i risultati siano più o meno gli stessi. Dunque in cosa consistono le differenze? Il direttore di Qwant spiega come nel rispetto della privacy dell’utente il suo motore di ricerca tracci una panoramica più aperta possibile, mentre sottolinea come Google prenda i nostri dati personali per poi rivenderli a livello pubblicitario.

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Stessa storia riguarda Ecosia, il cui fondatore esprime lo stesso rispetto per i dati personali degli utenti e spiega come il suo motore di ricerca utilizzi gli introiti per piantare alberi. Nicolò De Devitiis continua poi la sua inchiesta interrogando il parere di Marco Montemagno, imprenditore digitale. Il risultato è quello della ‘filter bubble‘ di cui siamo inconsapevolmente vittime. Si tratta di una bolla di informazioni ripetute che fanno vedere solo risultati in linea con la propria persona.

Il concetto della ‘filter bubble’ è piuttosto limitante, questo perché se si resta sempre nella stessa bolla di pensiero, si arriverà a credere che quella e soltanto quella sia la giusta idea. In conclusione possiamo dire che la visione che Google offre del mondo è una panoramica circoscritta e parziale in cui il tempo è denaro. Questo perché più tempo l’utente trascorre tra le pagine di ricerca e più costituirà per il motore di ricerca fonte di guadagno.

Esiste quindi un modo per filtrare ed estrapolare le nostre ricerche? Si e si chiama Google takeout. Si tratta della possibilità di estrarre la nostra storia personale via internet e quindi acquisti, blog ecc. Riceveremo attraverso una richiesta di asportazione dati, una cartella contenente tutto il materiale a noi strettamente legato. Lo stesso si può ottenere via Facebook, digitando l’impostazione “scarica informazioni”. Ci stupiremo di quanto il web sappia di noi.

Antonella Esposito

Sono specializzata in Comunicazione pubblica e d'impresa e laureata in Scienze della comunicazione. Animata da una forte passione per la scrittura critica. Seguo con interesse musica, cinema e teatro.

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