Governo: Salvini e la “reaganiana” flat tax

Il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini promuove nuovamente a parole la flat tax. Ma non ricorda l’effetto Laffer dell’epoca Reagan

Salvini fa l’amore con la flat tax. È più forte di lui, vuole introdurre per forza il provvedimento fiscale di “reaganiana” memoria. Così, il vicepremier e ministro dell’Interno è tornato a parlare della riforma fiscale in radio, avallando le sue ragioni.

“Con la flat tax ci guadagnano tutti. Se uno fattura di più e paga di più è chiaro che risparmia di più, reinveste di più, assume un operaio in più, acquista una macchina in più e crea lavoro in più. Non siamo in grado di moltiplicare pani e pesci. Ma l’assoluta intenzione è che tutti riescano ad avere qualche lira in più in tasca da spendere.” ha dichiarato Salvini.

“Il problema del nostro Paese è che le esportazioni vanno bene grazie ai nostri eroici imprenditori, che nonostante tutto e tutti tengono alto il made in Italy nel mondo, ma devono tornare a comprare anche gli italiani. E per farli tornare a comprare occorre che tornino a lavorare dignitosamente e che abbiano in tasca qualche lira.” ha poi concluso.

Nelle parole del ministro dell’Interno si nasconde però una contraddizione. Chi guadagna di più dovrebbe pagare meno tasse. Una bella botta, per i ceti medi. Ciò assomiglia molto ad un monito dichiarato dall’allora presidente degli USA Ronald Reagan che, nel 1980, si affidò alla “curva di Laffer” per diminuire le imposte dirette.

Una strategia che portò ad una recessione all’inizio del suo mandato e ad un aumento del debito pubblico in modo significativo, con conseguenti proteste da parte degli americani.

Inoltre, l’America all’epoca aveva (naturalmente) molta più forza economica dell’Italia odierna, e poteva permettersi tranquillamente un periodo di arretramento, per poi rilanciarsi. L’Italia, oggi, è un Paese che è già, per buona parte, a pezzi. Siamo davvero sicuri che si rilancerà, dopo l’ulteriore batosta della flat tax?