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Precipita la situazione ad Hong Kong all’indomani dell’approvazione della nuova legge sulla sicurezza. Già ieri le piazze hanno visto violenti scontri e forti proteste contro la legge. Ora anche il contesto internazionale si schiera contro il nuovo atto sulla sicurezza approvato il 30 giugno.
Dall’Inghilterra infatti il ministro degli Esteri, Dominic Raab, definisce la legge una “violazione”dell’autonomia del territorio, oltre che una violazione anche dell’accordo firmato a suo tempo tra Londra e Pechino. La svolta tra Inghilterra e Hong Kong è stata segnata dal premier britannico, Boris Johnson. Johnson ha dichiarato che l’Inghilterra è disponibile a mettere a disposizione uno strumento affinchè fino a 3 milioni di hongkonghesi possano trasferirsi in Gran Bretagna. La misura proposta dal premier britannico permetterebbe inoltre agli hongkonghesi di ottenere la nazionalità britannica.
Dagli Usa il segretario di stato Mike Pompeo ha condannato gli arresti che si sono verifiati nella città. Mentre i rappresentanti repubblicani e democratici del Congresso hanno presentato una legge bipartisan che riconosce lo status di rifugiati ai residenti di Hong Kong a “rischio di persecuzione politica da parte della Cina”. Gli Stati uniti varano così possibilità di indviduare chi scappa da Hong Kong come rifugiato politico. A questi ultimi dunque potrà essere riconosciuto il diritto alla “carta verde”, che garantisce di poter vivere per sempre negli Stati Uniti, e addirittura la cittadinanza americana.
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