7 Settembre 2018 - 16:59

Idlib: la nuova Apocalisse siriana designata dalla politica

Idlib

Hassan Rohani, Vladimir Putin e Recep Erdogan hanno aperto il summit su Idlib. Che rischia di trasformarsi in una nuova Apocalisse

In principio fu la battaglia ad Al Qaeda. Poi quella a Saddam Hussein. Ora, la nuova scena del “Teatro dell’Inferno” si è spostata definitivamente in Siria, più precisamente ad Idlib. La cronaca di guerra s’intreccia con le manovre diplomatiche.

All’indomani dei primi raid aerei governativi siriani e russi, in attesa dell’avvio dell’annunciata offensiva militare, nella Siria nord-occidentale, forze governative hanno ripreso stamani a sparare colpi di artiglieria contro postazioni di miliziani anti-regime nell’ultima roccaforte dell’area. Ciò che si sta per scatenare è una vera e propria Apocalisse internazionalizzata, militare e umana.

Sullo sfondo, la guerra tra Trump e Putin, con gli Stati Uniti che hanno occupato il suolo della Siria. Il capo del Cremlino non è rimasto a guardare. Ha risposto al monito del presidente americano con i caccia, sul campo. In maniera diplomatica, invece, la strategia è ben diversa.

La Russia, infatti, è pronta ad accordarsi con Iran e Turchia, per definire i limiti dell’annunciata e imminente operazione militare del regime di Damasco, per la riconquista della regione di Idlib. Negli ambienti diplomatici, si parla della “più massiccia campagna aerea di quest’anno” sulla provincia ribelle da parte della Russia.

Sullo sfondo, intanto, vi sono anche le sanzioni economiche Usa che colpiscono i tre Paesi. Il monito a fare attenzione e a non agire di impulso arriva dal presidente turco, che propone la tregua.

La popolazione soffre seriamente, il bombardamento rappresenta una minaccia per la popolazione civile. Perché inizia da qui l’ondata di migrazione. Alla fine, la popolazione si è recata sul nostro confine, possono tornare ad avvicinarsi ad esso. Da un lato, c’è la tregua, dall’altro le misure che devono applicare nei confronti dei terroristi.” ha dichiarato.

Ma quando accadrà quest’imminente Apocalisse? Dopo venerdì prossimo.

Il punto geopolitico

Su un punto, infatti, analisti geopolitici, strateghi militari e diplomatici, concordano. Se effettivamente si scatenerà la furiosa guerra, ciò avverrà dopo il vertice di venerdì prossimo in Iran tra il presidente russo Vladimir Putin e i suoi omologhi turco, Recep Tayyp Erdogan, e iraniano, Hassan Rouhani.

Erdogan, da questo punto di vista, tenta ancora un approccio del tutto pacifista, giocandosi la carta della diplomazia. Per un regime così drastico, una catastrofe del genere potrebbe significare un’ulteriore ondata di immigrati siriani da contrastare. Oltre alla popolazione civile, ad Idlib ci sarebbero circa 70.000 miliziani delle formazioni ribelli, appartenenti alle diverse milizie.

L’obiettivo turco, a questo punto, diventa quello di contrastare questo enorme disastro, in quanto Idlib già sarebbe il più esteso ammasso di campi profughi del mondo. Anche per questo, il primo ministro avrebbe inviato nelle ultime ore rinforzi militari con carri armati al confine con la Siria e ha installato posti di osservazione lungo la linea del fronte.

La chiave

La chiave per evitare il massacro, oltre che nelle mani del turco, è adesso tutta nelle mani di Vladimir Putin. Un eventuale accordo tra Russia e Turchia garantirebbe lo sfociare del conflitto. Ma l’impressione è che il presidente russo si stia preparando per ben altro.

Idlib, infatti, garantirebbe un’ottima occasione per ripulire del tutto il territorio. Ma Erdogan è di tutt’altro avviso. L’obiettivo è quello di assumere il controllo della Siria. Operazione, per altro, già cominciata, in quanto il nord del Paese è già stato conquistato tramite il Fronte di Liberazione Nazionale.

La Russia, invece, sta solo prendendo tempo per preparare l’opinione pubblica alla spallata finale in Siria. Che per gli stessi russi non sarà certo una spallata di salute. Ma permetterà agli stessi di imbracciare l’arma del veto contro gli americani, pur di proteggere e bloccare ogni risoluzione di condanna del suo uomo a Damasco: Bashar al-Assad.

Insomma, in Siria sta per scoppiare l’Apocalisse. Agevolata, ancora una volta, dalla politica marcia, sporca e corrotta.

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