Il mio “incontro” con il prof Saudino non avrebbe dovuto esserci
Dal
malchiuso portone del
web che tutto collega e tutto immilla, però, eccole apparire le
trombe d’oro della Filosofia: è bastato, a me imbranato navigatore degno epigono del sonnolento
Palinuro, digitare “
il travaglio del negativo” su
google, per colare a picco nella favella ammaliatrice del prof
Matteo Saudino. “Uh mamma mia, è chi è mai ‘sto tizio che è
‘na stampa e ‘na figura al
Marx de
Il Manifesto?” Io che per natura prima ancora che per formazione (classica) diffido di qualsiasi insegnamento che non venga veicolato dai caratteri di stampa, stavolta mi ritrovo la vista e l’udito avvinghiati, con la stessa tenacia del sopruso sul capitale, attorno al canale
youtube del prof Saudino. La
filosofia, anche quella dei concetti appesi ad asciugare al sole che basta un venticello per farne dimenticanza, finalmente acquisisce una discorsività triadica (causa-effetto-comprensione
tetragona ai colpi di ventura). Il prof
Saudino è quello che si definisce un personaggio. Come avete potuto desumere dall’accostamento a
Marx, è un uomo
folto di peli ispidi e lunghi: per intenderci, capelli brizzolati (ma di quel nero-grigio che fa
speculazione), arruffati alla stregua dei riccioli di
Talete attraverso cui il filosofo presocratico guardava le stelle; barba scompaginata che si ribella al
rasoio sparagnino
di Occam per inseguire il
calcolo infinitesimale, il solo capace di spiegare i
paradossi di Zenone. Dal primo piano raccolto da una telecamera, con gli occhi vispi del
compagno di banco che aspetta la distrazione del professore per passarti la versione, ti coinvolge con la sua eloquenza affabile e ricca di contenuti. Si parla naturalmente di
filosofia, ma con quello
stoicismo capace di sacrificare tutte le sue magliette e i suoi maglioni
sui generis (sul petto del prof Saudino, infatti, si alternano
Hulk, il
Golem,
Bart Simpson, il teschio con le due sciabole incrociate a mo’ di tibie con il motto “la libertà è sempre un buon bottino”, etc.) per un grammo in più di comprensione dei suoi allievi. La mia preparazione filosofica scucita dagli strappi dei “ragazzi, se volete seguire la lezione, bene; in caso contrario, fate quello che volete”, irrigidita dalla sempiterna cravatta blu regimental del prof di filosofia del liceo e ancora, immalinconita dalle sue guance lisce come il popò del neonato, ha trovato la sua rivalsa proprio grazie alle lezioni del prof Matteo Saudino. Basta poco: mi scrollo dal groppone una ventina d’anni e più, mi siedo in un buon
banco, mai il primo (per principio ma anche perchè, malgrado sia affascinato dai suoi insegnamenti, caro prof, c’è sempre l’occhio da buttare dietro il collo
apollineo della bella della classe…ma lei, con quell’aria malandrina mi capisce, lo so), e provo a orientarmi nell’immaginifico mondo dela filosofia grazie alle sue dritte. Il mio incontro con il prof Saudino non avrebbe dovuto esserci. Quando poi la sua voce irradiata dal
bluethooth della mia auto ferma nel traffico ha fatto da amo per una ragazza
di studi classici ardenti desiderosa di rinverdire la sua
Nottola di Minerva (astuta filosofia!), ebbene, mi sono sorpreso a sorridere:”Benedetto il giorno che ti ho incontrato – ho istintivamente detto tra me e me – eccellente, ruffiano
professore!”