20 Novembre 2017 - 17:48

Il prof Matteo Saudino e l’astuzia della Filosofia

saudino

Il mio “incontro” con il prof Saudino non avrebbe dovuto esserci

Dal malchiuso portone del web che tutto collega e tutto immilla, però, eccole apparire le trombe d’oro della Filosofia: è bastato, a me imbranato navigatore degno epigono del sonnolento Palinuro, digitare “il travaglio del negativo” su google, per colare a picco nella favella ammaliatrice del prof Matteo Saudino.

“Uh mamma mia, è chi è mai ‘sto tizio che è ‘na stampa e ‘na figura al Marx de Il Manifesto?”

Io che per natura prima ancora che per formazione (classica) diffido di qualsiasi insegnamento che non venga veicolato dai caratteri di stampa, stavolta mi ritrovo la vista e l’udito avvinghiati, con la stessa tenacia del sopruso sul capitale, attorno al canale youtube del prof Saudino. La filosofia, anche quella dei concetti appesi ad asciugare al sole che basta un venticello per farne dimenticanza, finalmente acquisisce una discorsività triadica (causa-effetto-comprensione tetragona ai colpi di ventura).

Il prof Saudino è quello che si definisce un personaggio. Come avete potuto desumere dall’accostamento a Marx, è un uomo folto di peli ispidi e lunghi: per intenderci, capelli brizzolati (ma di quel nero-grigio che fa speculazione), arruffati alla stregua dei riccioli di Talete attraverso cui il filosofo presocratico guardava le stelle; barba scompaginata che si ribella al rasoio sparagnino di Occam per inseguire il calcolo infinitesimale, il solo capace di spiegare i paradossi di Zenone.

Dal primo piano raccolto da una telecamera, con gli occhi vispi del compagno di banco che aspetta la distrazione del professore per passarti la versione, ti coinvolge con la sua eloquenza affabile e ricca di contenuti. Si parla naturalmente di filosofia, ma con quello stoicismo capace di sacrificare tutte le sue magliette e i suoi maglioni sui generis (sul petto del prof Saudino, infatti, si alternano Hulk, il Golem, Bart Simpson, il teschio con le due sciabole incrociate a mo’ di tibie con il motto “la libertà è sempre un buon bottino”, etc.) per un grammo in più di comprensione dei suoi allievi.

La mia preparazione filosofica scucita dagli strappi dei “ragazzi, se volete seguire la lezione, bene; in caso contrario, fate quello che volete”, irrigidita dalla sempiterna cravatta blu regimental del prof di filosofia del liceo e ancora, immalinconita dalle sue guance lisce come il popò del neonato, ha trovato la sua rivalsa proprio grazie alle lezioni del prof Matteo Saudino.

Basta poco: mi scrollo dal groppone una ventina d’anni e più, mi siedo in un buon banco, mai il primo (per principio ma anche perchè, malgrado sia affascinato dai suoi insegnamenti, caro prof, c’è sempre l’occhio da buttare dietro il collo apollineo della bella della classe…ma lei, con quell’aria malandrina mi capisce, lo so), e provo a orientarmi nell’immaginifico mondo dela filosofia grazie alle sue dritte.

Il mio incontro con il prof Saudino non avrebbe dovuto esserci. Quando poi la sua voce irradiata dal bluethooth della mia auto ferma nel traffico ha fatto da amo per una ragazza di studi classici ardenti desiderosa di rinverdire la sua Nottola di Minerva (astuta filosofia!), ebbene, mi sono sorpreso a sorridere:”Benedetto il giorno che ti ho incontrato – ho istintivamente detto tra me e me – eccellente, ruffiano professore!”

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