21 Aprile 2018 - 12:10

Il Tuttofare: il coup de theatre di Valerio Attanasio nella Repubblica dei Compromessi

Il Tuttofare

In sala dal 19 Aprile, il primo film da regista di Valerio Attanasio, tra gli sceneggiatori di “Smetto quando voglio”, “Il Tuttofare” è una godibile commedia a due sull’eredità e l’esempio al tempo dei compromessi

“Noi avvocati dobbiamo possedere la vocazione attoriale, un’attenzione verso la mimesi”: “Il Tuttofare”, opera prima di Valerio Attanasio, cerniera tra teatro e cinema.

L’ultima volta che l’ho incrociato, avevo lasciato Guglielmo Poggi intento a sfrecciare sulla macchina di grossa cilindrata di suo padre destinazione discoteca, assolutamente noncurante del fatto che l’indomani il professore che gli dà ripetizioni, Pietro Zinni, pretendesse di essere pagato. Oggi lo ritrovo al seguito di un temibile principe del Foro interpretato niente poco di meno che da Sergio Castellitto e, dentro di me, mi trovo a gioire un po’, se non altro perché, in un mondo che relega i giovani ad un ruolo sempre più marginale, il cinema italiano almeno ci prova a dar loro un minimo di spazio.

E’ successo con Sydney Sibilia che, con “Smetto quando Voglio”, ha consegnato alla storia del cinema italiano contemporaneo una trilogia che è la visione politicamente scorretta e tremendamente contemporanea dell’arte di arrangiarsi, ed il filone continua idealmente con “Il Tuttofare”, esordio alla regia di Valerio Attanasio, che per “Smetto quando Voglio”, aveva collaborato alla sceneggiatura.

Il film è un doppio che vede contrapposti Sergio Castellitto e Guglielmo Poggi

Il trait d’union di queste due facce di una sola, indissolubile e titanica repubblica del compromesso è proprio lui: Guglielmo Poggi.

Sarebbe curioso chiedergli se si sia sentito più a suo agio come farmacista o come avvocato, intanto quel che è certo è che, come dice una canzone di De Gregori, Il ragazzo si farà, ammesso che non sia già un attore fatto e finito.

Pur nella sua giovane età, il Poggi dimostra un’assoluta padronanza del mezzo cinematografico, all’inizio del film sembra quasi passeggiare con la cinepresa mentre riannoda le fila di una storia che prende le mosse da un adrenalinico flash forward: lui che viene sparato alla nuca da un losco figuro non meglio identificato.

La trama

Antonio Bonocore (Guglielmo Poggi) è il praticante tuttofare del principe del Foro Toti Bellastella (Sergio Castellitto), un uomo che ha un solo punto debole, sua moglie Titti Mandorlini (Elena Sofia Ricci).

Tutto quello che Antonio fa per il suo professore, lo fa in nome di un contratto, di una richiesta di stabilità, a cui l’uomo però sembra non prestare attenzione.

Sono delle vere e proprie fatiche di Ercole quelle a cui Antonio è sottoposto per arrivare al meritato riconoscimento: il giovane, sarà costretto addirittura a sposare una protetta del professore che vuole il permesso di soggiorno (Isabel è interpretata dall’attrice argentina Clara Alonso) ed a fare da mediatore in una contesa di mafia.

“Il Tuttofare” si regge su una forte dimensione teatrale: le trovate farsesche sono dietro l’angolo

Il Tuttofare” è apprezzabile soprattutto per i continui colpi di teatro che caratterizzano la trama, d’altronde è teatrale anche lo spunto da cui viene il titolo: tra falsi svenimenti, medici finti e cambi di genere,la più grande trovata spetta proprio a Bellastella che, in un film che spezza le gerarchie affidandosi ad  una girandola di colpi di scena, torna alla fine, come un deus ex machina a ristabilire gli equilibri: c’è chi vince e c’è chi perde, chi si sporca e chi ne esce pulito, chi merita e chi ne approfitta. Ma magari fosse così soltanto al cinema.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *