Il rush finale. Da oggi in poi, mancherà sempre meno alla resa dei conti, la corda si stringe e l’America si prepara al momento clou. E ci arriva in condizioni alquanto disastrate, vittima di una pandemia che non gli lascia scampo e dilaniata (dall’interno) da scontri sociali e razziali che non hanno mai avuto fine, soprattutto dalla “bomba” scatenata dalla morte di George Floyd. Trump è alle prese con le sue “malefatte“, con una gestione (ad esser buoni) inoculata delle scelte, che hanno portato il Paese fuori controllo. Ma, di contro, Joe Biden non sta tanto meglio.
Se, infatti, il presidente attuale è sul banco degli imputati e difficilmente sarà discolpato, il candidato democratico non sembra aver ancora risolto tutte le sue ambiguità. C’è una falla piuttosto ampia che l’ex vice di Obama dovrà risolvere al più presto: quella legata alla transizione energetica. Nel Paese in cui il petrolio conta più dell’oro stesso (o almeno, quanto l’oro), naturalmente le posizioni riguardanti una svolta epocale sono quantomai ambigue per il candidato democratico. Colpa, forse, di una porzione di classe elettorale ancora troppo influente per permettersi di uscire allo scoperto senza troppe remore.
Perché uno dei problemi principali è proprio quello: la classe elettorale. Gli USA sono un Paese fortemente a trazione industriale, pieni zeppi di petrolieri a cui non importa assolutamente nulla dell’energia rinnovabile, dei rischi da evitare per il pianeta. L’unica cosa effettiva che riescono a vedere e che li smuove è il denaro. E Joe Biden rischia di caderne vittima a sua volta.
Sì, perché l’ambiguità e l’effetto sorpresa può andar bene fino ad un certo punto. Joe Biden sa benissimo che Donald Trump è pronto a cogliere qualsiasi piccolo cenno di debolezza per sfruttarlo a suo vantaggio. Ed ecco perché si è sempre posto, su un tema così scottante, sempre in posizioni poco chiare, in modo da non prestare il fianco agli attacchi (ovvi e scontati) del presidente in carica. D’altra parte, è anche vero che, così facendo, gli elettori democratici non sono rimasti convinti dal programma e nemmeno i proprietari di fonti fossili e di quelle rinnovabili hanno capito. Il grosso guaio, infatti, è che il candidato democratico non ha ancora preso una posizione definitiva in merito alla questione, e tenta di “rinviare” la discussione.
E il presidente americano non si è fatto sfuggire l’opportunità di attaccare in modo alquanto duro proprio Joe Biden. Trump ha spinto sul timore per la perdita dei posti di lavoro e del destino degli indotti industriali che ruotano attorno al petrolio e al gas naturale. Insomma, ancora una volta ha dato il là alla sua “strategia della paura” che tanto bene aveva già fatto durante le scorse elezioni. Purtroppo, questo è stato uno scivolone non da poco, che rischia di pesare per una buona fetta di popolazione e di voto.
D’altro canto, però, sarebbe ipocrita non ricordare che Donald Trump ha fatto lo stesso con un argomento molto più attuale e importante: la pandemia. In qualche modo, quindi, l’ex vice di Obama ha dovuto “riequilibrare” l’asse. In ogni caso, una cosa per gli americani è più che chiara: chiunque vada al Governo, non sarà sicuramente degno del Paese. Ora sta a loro, al pubblico, capire che la scelta per “limitare i danni” e uscire da tutto questo “alla meno peggio” è l’ex senatore del Delaware. Perché, purtroppo, quest’ultimo non è stato in grado di farglielo capire.
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