John Lewis: muore all’età di 80 anni la leggenda dei diritti civili

Non vogliamo la libertà poco alla volta. Noi vogliamo essere liberi ora‘: si è spento all’età di 80 anni John Robert Lewis, portato via da un cancro. Lewis è stato, insieme al collega Martin Luther King, un’icona della lotta per i diritti civili degli afroamericani

Nell’acceso clima di proteste che sta attualmente travolgendo l’America, dopo la morte dell’ex atleta afroamericano George Floyd, la triste scomparsa di John Robert Lewis sembra un invito a ripensare a un passato più che mai presente. ‘Conosco bene il vostro dolore, la vostra rabbia, la vostra angoscia e disperazione. Saccheggiare e vandalizzare non è il giusto modo. Organizzate. Dimostrate. Protestate. Siate costruttivi e non distruttivi‘. Con queste parole, il deputato della Georgia, John Lewis, commentava le rivolte successive alla morte di George Floyd.

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La malattia

Lo scorso dicembre, dopo un controllo di routine, gli viene diagnosticato un cancro al pancreas al quarto stadio: ‘Ho combattuto ogni sorta di battaglia per tutta la mia vita: per la libertà,l’uguaglianza e i diritti umani. Ma non mi sono mai ritrovato a combattere una battaglia come questa‘. Una battaglia diversa quella del cancro, forse la prima che John Lewis ha davvero avuto paura di perdere.

Seguace e compagno di Martin Luther King Jr., Lewis partecipò con lo storico discorso alla marcia di Washington nel 1963 e si unì ai Freedom Riders nella lotta contro le leggi discriminatorie nei confronti degli afroamericani. ‘Qualche volta mi guardo indietro e penso, come abbiamo fatto? Come ce l’abbiamo fatta? Non avevamo internet, cellulari, niente‘, ha affermato Lewis in ricordo della lotta per i diritti civili e delle conquiste raggiunte.

La lotta durata una vita

L’influenza di Martin Luther King è stata di forte ispirazione per Lewis, che grazie a lui decise di intraprendere la strada dell’attivismo. Durante la marcia sull’Edmund Pettus Bridge, Lewis a soli 25 anni, fu vittima di un pestaggio violento da parte di alcuni agenti della polizia. Le immagini del ‘Bloody Sunday‘ divennero presto simbolo di una battaglia più ampia, impossibile da evitare, portando alla sottoscrizione da parte del presidente Lyndon B. Johnson, del Voting Rights Act. ‘Ho lasciato un po’ del mio sangue su quel ponte‘, dirà anni dopo John Lewis, ‘Pensavo di morire. Pensavo che avrei visto la morte‘.

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Nonostante gli attacchi e le violenze, Lewis ha sempre continuato nella lotta per i diritti civili. Dalle strade alla politica, nel 1981 Lewis fu eletto dal comitato della città di Atlanta, poi al Congresso, sei anni più tardi. Una volta arrivato a Washington, Lewis si è visto impegnato nella lotta contro la povertà, nei temi dell’assistenza sanitaria e di un sistema educativo accessibile a tutti. Famose le sue graphic novels sul movimento dei diritti civili, che gli valsero un National Book Award.

I traguardi raggiunti

Nato a Troy, Alabama, nel 1940, Lewis è vissuto fino a vedere eleggere il primo presidente afroamericano, Barack Obama, un momento che non avrebbe mai pensato di vivere, una vera e propria ‘esperienza extracorporea‘. ‘Quando eravamo lì a Washington per la prima volta, arrestati, imprigionati, picchiati, non avrei mai nemmeno sognato che un giorno un afroamericano potesse essere eletto‘. Nel 2011, dopo più di 50 anni trascorsi in prima fila nella lotta per i diritti civili, gli fu conferita la più alta onorificenza civile, la Presidential Medal of Freedom, consegnatagli dal primo presidente afroamericano.

Dico sempre agli studenti: quando vedete qualcosa di ingiusto, avete l’obbligo morale di fare qualcosa, di dire qualcosa‘, disse Lewis nel 2018, aggiungendo che ‘il Dr. King ci ha ispirato ad agire in questo modo‘. Descrisse, inoltre, l’episodio in cui fu morso da un membro del Ku Klux Klan per essersi seduto su un posto riservato ai bianchi:’Molti anni dopo, uno degli uomini che ci aveva morso, venne nel mio ufficio a Capitol Hill. Mi disse: Signor Lewis, sono uno di quelli che la morse su quel bus‘. Dopo aver aggiunto di essere stato membro del KKK, ‘l’uomo mi chiese perdono, io accettai’ perché questo ‘è il potere della pace, è il potere dell’amore. Non dovremmo mai odiare, amare è molto meglio‘.

Fabiana Raimo

Laureata in Studi Comparati presso l'Università L'Orientale di Napoli. Appassionata di attualità, cronaca giudiziaria e politica internazionale.

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