Kim Jong-un sarebbe ricoverato in gravissime condizioni in seguito a un’operazione chirurgica: forse dopo un intervento cardiovascolare fallito.
Uno dei misteri più curiosi di questo periodo: la salute del dittatore nordcoreano. Di certo c’è che il leader dello stato comunista non si vede da giorni; tanto che si sospettava un suo contagio da coronavirus (i più hanno smentito). L’ intelligence degli Stati Uniti monitora l’indiscrezione.
L’ultima uscita nota del dittatore risale all’11 aprile. In tale data ha presieduto una riunione del Partito dei lavoratori e assistito a delle esercitazioni militari. Da allora non ha più fatto apparizioni in pubblico: né durante il recente test missilistico del 13 aprile, né mercoledì scorso durante le celebrazioni per l’anniversario della nascita del nonno, assenza molto inusuale.
La riunione del politburo dell’11 aprile, aveva anche visto il ritorno della sorella minore e braccio destro del dittatore, Kim Yo-jong, nel massimo organo della gerarchia di regime, una “promozione” letta da molti come un’investitura ufficiale a numero due del regime.
La notizia relativa alle gravi condizioni era stata rilanciata da Daily NK, sito della galassia di dissidenti che opera da Seoul, Corea del Sud. Per la Cnn, che cita fonti dell’intelligence a stelle e strisce, la notizia del ricovero sarebbe credibile. Ma non ci sono conferme sufficienti sulle gravi condizioni. Daily NK sostiene che Kim è stato operato all’ospedale di Hyangsan, una struttura dedicata alla cura dei componenti della famiglia Kim vicino al monte Myohyang, il 12 aprile.
Successivamente un gruppo di medici avrebbe curato Kim presso la villa Hyangsan, che si trova vicino all’ospedale. Sempre secondo Daily Nk – “la sua obesità, l’abitudine di fumare molto e gli altissimi carichi di lavoro a cui si presta” – avrebbero provocato la crisi. Un membro anonimo dell’amministrazione americana, citato da Bloomberg, ha detto che la Casa Bianca ha ricevuto una relazione secondo cui Kim sarebbe peggiorato subito dopo l’operazione.
Ma nel costante turbinio di indiscrezioni legate alla Corea del Nord, specie in periodi di elezioni nel Sud come questo, lo scetticismo è d’obbligo. Tanto più che sia le autorità di Seul che quelle di Pechino non sembrano, né con le parole né con le azioni, avvalorare l’ipotesi di una crisi del regime nucleare.
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