Politicamente corretto, una delle espressioni più usate ma spesso e volentieri applicata male. In una società che avanza sempre più verso una delirante scia di perbenismo, anche la satira, se interpretata male, rischia di essere condannata. La definizione della parola “satira” deriva dal latino “satŭra“, letteralmente “pieno” ma in senso più ampio anche “confuso o vasto”. L’Enciclopedia Treccani la definisce come “composizione poetica che rivela e colpisce con lo scherno o con il ridicolo concezioni, passioni, modi di vita e atteggiamenti comuni a tutta l’umanità, o caratteristici di una categoria di persone o anche di un solo individuo, che contrastano o discordano dalla morale comune (e sono perciò considerati vizi o difetti) o dall’ideale etico dello scrittore“. Parola abusata e molto spesso associata a tutt’altre forme di comunicazione. A volte si arriva quasi al limite della satira, ma che alla fine dei conti, è lo scopo finale di chi se ne serve.
In questi giorni, Checco Zalone è stato al centro dei riflettori con l’uscita del trailer che anticipa il suo nuovo film “Tolo Tolo“. Riprende le note della celeberrima canzone di Toto Cutugno, “L’Italiano”, per ribattezzarla “L’Immigrato“. Nel video e nel corpo del testo della canzone, lo scopo del comico pugliese è quello di immortalare la società, sottolineandone i difetti ma soprattutto i pregiudizi su un argomento attuale come l’immigrazione. Riprendendo la definizione espressa poc’anzi di satira, cosa c’è di diverso?
“Checco Zalone è un razzista“, “Ha sbagliato“, “Siamo ai limiti della decenza“: ecco il via alla fiera delle ipocrisie. Perbenisti ed opinionisti sono riusciti a distorcere il messaggio espresso nel video, urlando addirittura allo scandalo. I luoghi comuni e le paure degli italiani sono magistralmente rappresentate, ma il messaggio è stato abbondantemente travisato capovolgendo completamente l’intento del comico. Il vero razzista non è Zalone ma colui che egli interpreta, ridicolizzandolo e portandolo all’estremo.
I suoi messaggi ironici e parodistici hanno sempre contribuito a smontare i difetti e le paure degli italiani rendendoli ridicoli ed esasperati. Non è la prima volta che Checco Zalone si lancia in progetti così estremi. Anche in passato non si è fatto mancare nei suoi sketch temi come l’omosessualità o la disabilità.
L’idea del comico pugliese è sempre stata quella di vestirsi dei panni dell'”italiano medio“, ridicolizzandolo per salvarlo. La rappresentazione che ne viene fatta non è nient’altro che un monito alla riflessione. Ricercare i timori e i pregiudizi per far si che ridendo si possa riflettere esorcizzando la propria diffidenza nei confronti del diverso. Cosa c’è che non va? Cosa ci porta ad essere così impauriti di ciò che non conosciamo o a volte non comprendiamo? La paura non deve offuscare il nostro pensiero. Apriamo i nostri orizzonti e ricerchiamo nell’altro la voglia di migliorare.
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