La Guerra è finita: la storia dei bambini sopravvissuti all’Olocausto
La Guerra è finita: la nuova mini-fiction Rai andata in onda nelle ultime quattro settimane racconta dei bambini ebrei sopravvissuti all’Olocausto
La Guerra è finita: si è appena conclusa la nuova fiction Rai diretta da Michele Soavi sulla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il successo riscosso è stato molto ma ciò che colpisce di questa fiction è l’intensità con cui i giovani attori hanno raccontato le storie di tutti quei bambini che nella primavera del 1945 si ritrovarono senza casa e senza famiglia. Ispirato ad una storia vera, tutti questi bambini ebrei, sopravvissuti ai campi di concentramento, sono stati accolti e rimessi al mondo da un gruppo di volontari coraggiosi.
Qui tutti insieme hanno dato vita a “La Casa”, dove hanno iniziato a vivere di nuovo nonostante le profondissime ferite lasciate dalla guerra. I protagonisti della storia sono Davide, Giulia e Ben. Tutti e tre, per motivi diversi, si ritrovano ad accogliere alcuni dei bambini sopravvissuti però nessuno di loro ha un posto dove andare. Davide allora deciderà di sistemarli nella tenuta dove sua moglie insegnava prima della guerra.
Il posto però è apparentemente abbandonato, perché ben presto la legittima proprietaria si farà sentire, andando a creare ulteriori problemi agli abitanti del “La Casa”. Grazie alla caparbietà di Ben, Davide e Giulia nessun bambino verrà mandato via, almeno fino a quando tutti non avranno trovato una sistemazione.
“La Guerra è finita” per i temi affrontati, per l’intensità con cui lo ha fatto è una delle fiction a sfondo storico più valide della Rai. Quando infatti si pensa ai campi di concentramento o allo sterminio degli ebrei, siamo catapultati subito nella realtà che dei campi ricostruita attraverso film, documentati e libri. Quasi nessuno si sofferma sul dopo e questa fiction si pone proprio questo arduo obiettivo. Raccontare le difficoltà, il dolore e le ferite, che nonostante la tenera età, ognuno di quei bambini portava impresse sulla pelle e sul cuore.
Un compito quindi non facile, ma che fa onore non solo alla Rai ma anche al regista Michele Soavi che ha portato sul piccolo schermo, con delicatezza e rispetto una delle pagine di storia più nere del ‘900.
Le storie dei bambini
Storia dopo storia ogni personaggio diventa testimone delle infinite atrocità organizzate dai nazisti per “la soluzione finale”. Tra questi infatti c’è Miriam, violentata per giorni dai soldati nazisti, c’è Sara che ha perso tutta la sua famiglia a causa della denuncia di un “amico” di famiglia. Ci sono le sorelline Lila e Alissa che dopo essere state separate dai nonni, dai genitori e dal fratellino sono sopravvissute grazie alla forza l’una dell’altra. Poi c’è Gabriel che insieme ad un suo amico è riuscito a scappare dal campo, ma per farlo si è macchiato di un crimine che lo perseguiterà per sempre: uccidere un uomo. Il più piccolo di loro è Giovanni, uno dei bambini dei cosiddetti Kinder Block, ovvero le baracche dei bambini usati come cavie per gli esperimenti.
Lo stesso Davide ha una storia tristissima alle spalle. Sposato e con un figlio, non era in casa quando la moglie e il piccolo furono deportati. Da allora la sua vita si è dedicata completamente alla ricerca di entrambi, arruolandosi anche tra le fila dei partigiani. Alla fine della guerra, dopo mesi di ricerche, si troverà di fronte ad una triste verità: non li vedrà mai più.
A loro si aggiungerà anche la storia di Mattia, l’altro verso della medaglia, in quanto a soli 16 anni, rimasto orfano e senza cibo, si è arruolato tra le camicie nere. Una giovane senza ideali catapultato in missioni disumane pur di un piatto da mangiare e un letto dove dormire.
Insomma quello che emerge da questa fiction è il quadro di un Italia lacerata, senza ideali e completamente da ricostruire. Un paese diviso in due: tra chi aveva creduto fino all’ultimo nel fascismo e chi invece aveva perso le speranze. Un’Italia che doveva fare i conti, come tutta Europa, con gli orrori dei campi di concentramento e con le barbarie che non venivano risparmiare a nessuno. La Guerra è finita è dunque una mini fiction da vedere, commovente e ricca di speranza.
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