Il caso Giulia Cecchettin, anche al giorno d’oggi, ha lasciato tantissimi strascichi in tutta Italia. Proprio per questo, una 16enne di Latina, che frequenta un istituto professionale, ha trovato il coraggio di denunciare di essere stata costretta dall’ex ad avere rapporti sessuali. Lo ha fatto in un tema dedicato proprio alla ragazza oggetto di femminicidio lo scorso 11 Novembre. Ora, il giovane, suo coetaneo, è stato sottoposto alla misura di obbligo di dimora ed è accusato di violenza sessuale e atti persecutori.
Ad avvertire della situazione, è stata la professoressa d’italiano della ragazza, che ha avvertito la dirigente scolastica, che a sua volta ha avvertito la psicologa dell’istituto insieme ai genitori che hanno allertato i Carabinieri. Il caso relativo a Giulia Cecchettin, dunque, si riverbera nell’attualità. La 16enne di Latina ha trovato il coraggio di denunciare scrivendo in terza persona quello che stava provando in quel momento. La storia con l’ex fidanzato, che frequenta lo stesso istituto ma una classe diversa, era finita il 10 ottobre, dopo quasi due anni di fidanzamento. Gli effetti di quella storia, però, ancora si ripercuotevano nella sua quotidianità.
La ragazza, com’è stato poi scoperto, era pedinata e minacciata, oltre che essere perseguitata sui social network. Aveva iniziato a cambiare la sua routine, a isolarsi a causa dell’ex fidanzato. E nel tema che ha sottolineato come “l’amore dovrebbe essere cosa ben diversa dall’essere pedinata, minacciata e costretta a subire atti sessuali contro la propria volontà, immortalati anche in un video con un telefonino.“
Nell’interrogatorio davanti al GIP, il giovane si è difeso spiegando di non aver mai avuto rapporti non consenzienti. Ha spiegato di essere semplicemente geloso, oltre che fidanzato in casa dal 2022. Di tutt’altro avviso la Procura dei minori che ha emesso la misura cautelare con l’accusa di atti persecutori e di violenza sessuale. La difesa, invece, ha chiesto la revoca della misura cautelare definendola inattuale rispetto al periodo in cui si sarebbero verificati i fatti e ha prodotto video e foto sostenendo che i lividi e le contusioni evidenziati dalla vittima sarebbero conseguenza degli allenamenti di kickboxing. Il Gip si è riservato sulla decisione.
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