Negli ultimi anni si è assistito ad una vera e propria rivoluzione nel mondo del lavoro, rivoluzione innescata dalla tecnologia del millennio: internet.
Forse a questa affermazione molti risponderanno “è vero, si può lavorare da casa”. Beh, sicuramente lo smart working è un’opportunità molto apprezzata ma è solo un aspetto di questa rivoluzione dalle mille sfaccettature.
Come per tutte le novità, non mancano gli scettici, quelli che in ogni cambiamento vedono insidie piuttosto che benefici.
Sono davvero tanti quelli che pensano erroneamente che questa evoluzione del lavoro stia comportando un drastico calo dei posti di lavoro o, addirittura, stia in qualche modo compromettendo le prestazioni lavorative.
Ma chi sono queste persone ancora così diffidenti? Si tratta di coloro che magari utilizzano internet solo per navigare sui social o poco più e che probabilmente nutrono una certa diffidenza per tutte le nuove tecnologie, anche per via della loro “età digitale”. Ci riferiamo a tutte quelle persone che hanno iniziato ad avere a che fare con l’informatica ad un’età avanzata e che proprio per questo non hanno ben capito le reali potenzialità che internet offre. Insomma, in questa fascia d’età c’è molto scetticismo e molta paura, talvolta anche fondata, che dietro lo schermo si possano nascondere truffatori e gente malintenzionata.
I dati emersi da numerose ricerche, ribadiscono invece come questa evoluzione del lavoro stia portando alla creazione di impieghi.
A livello europeo, secondo dati emersi dal censimento EUROSTAT, gli impiegati nel settore ICT, settore che non conosce crisi, sono circa 8 milioni, numeri che sono comunque in costante crescita.
Le nazioni che ha il maggior numero di impiegati nell’ICT sono:
Il quarto posto è occupato dall’Italia.
Se da un lato i dati italiani possono sembrare incoraggianti, dall’altro vediamo che c’è un enorme potenziale non ancora sfruttato. Gli impiegati nel settore ICT risultano essere poco meno del 3% degli impiegati totali, una percentuale dovuta all’ancora scarso ammodernamento del sistema produttivo. Comunque si tratta di una rivoluzione inarrestabile e anche nel nostro territorio, seppur lentamente, gli impiegati in questo settore crescono costantemente.
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Negli ultimi anni lo smart working ha avuto un notevole incremento e ad oggi si stima che vi siano circa 4 milioni di lavoratori italiani che lavorano in questa modalità.
Crescono anche le aziende che stanno adottando un sistema ibrido, ovvero, consentendo ai dipendenti di lavorare due tre giorni in presenza e il resto da casa.
Ma i dati più importanti riguardano la soddisfazione dei lavoratori. Ben il 39% di smart worker afferma di aver migliorato il proprio work-life balance, il 35% di essi ha migliorato le proprie prestazioni e il 32% afferma di aver notevolmente migliorato i rapporti tra colleghi e con il proprio manager.
Se, come abbiamo visto prima, da un lato ci sono gli scettici, dall’altro sono sempre di più i giovani che hanno colto l’enorme potenziale che il settore informatico offre, e non solo per i lavori strettamente legati ad esso, ma anche per le modalità che esso può offrire in altri settori (un esempio è la telemedicina).
Ecco perché sempre più persone tendono a voler imparare a superare l’utilizzo del PC come mero mezzo d’ufficio e acquisire conoscenze che li possa portare a sfruttare appieno le potenzialità.
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