BULLISMO: LA STORIA DI LEO GASSMANN- Leo Gassmann, cantante, è protagonista, insieme a Maria Grazia Cucinotta, Enrico Papi, Francesco Sole e Mario Tricca, di iniziative contro il bullismo. Anche il figlio di Alessandro e nipote di Vittorio ne è stato vittima. Queste sono state le sue dichiarazioni, riportate anche dai colleghi del “Corriere della Sera”: “Il cognome pesa. Ti fa soffrire tanto per i pregiudizi cui non rispondi a tono per non sembrare uno che se la tira“.
Leo Gassmann ha poi così proseguito: “Al liceo Visconti ho conosciuto Bulli Stop, un centro contro il bullismo che organizza incontri e spettacoli cui ho preso parte. A quello di fine anno sarò protagonista di un musical ispirato alla famiglia Addams, sono il papà Gomez“. L’artista ha poi presentato la sua nuova canzone “La mia libertà”, dicendo: “Cos’è per me la libertà? Una libertà di espressione individuale che deve sempre rispettare le persone e la libertà collettiva. Tutti dovrebbero sentirsi liberi di essere sé stessi, di esprimersi senza la paura di essere giudicati, discriminati o perseguiti“.
Leo Gassmann sarà in diretta, insieme ad Enrico Papi, in data 5 Maggio alle ore 18.30: «Con le scuole chiuse abbiamo capito che il mezzo per arrivare ai giovani era quello dei social — spiega la dottoressa Giovanna Pini, presidente del Centro nazionale contro il bullismo — e grazie a questa iniziativa riceviamo tante mail e tante denunce, molte più di prima. Ma io sono contenta anche se arriva una sola richiesta di aiuto, perché il nostro obiettivo è quello fermare il bullismo, di dare una mano, dal punto di vista legale, psicologico, pedagogico e anche psichiatrico nei casi più difficili».
«Leo Gassmann è con noi da tre anni — sottolinea Pini — invita i ragazzi a venire a trovarci e lui stesso è disponibile a dialogare con loro. Poi ci sono Maurizio Costanzo, Paola Perego e altri che frequentano il centro da tempo». E ancora: “Internet “uccide” rapidamente — afferma Pini — basta una parola, un insulto.. è un attimo. Spesso chi provoca un dolore non si rende conto, minimizza, dicendo per esempio: “l’ho chiamata prostituta, ma era uno scherzo. Il bullo non capisce che provoca un dolore che può risultare ingestibile da chi è colpito, per questo è importante non solo aiutare le vittime, ma far capire ai bulli che le parole possono fare male”.
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