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L’assessorato alla sanità lombarda non placa le polemiche, gelo dopo le dichiarazioni di Letizia Moratti sulla distribuzione dei vaccini. La vice presidente e neo assessora al Welfare della Regione Lombardia infatti si è rivolta al Commissario Arcuri affinché vengano rivisti i parametri di approvvigionamento del vaccino anti Covid, chiedendo che questo venga ripartito anche in base “alla densità delle imprese“.
Lamentando della grave situazione in cui versa la Lombardia e contestando la decisione di inserire la Lombardia in zona rossa, Letizia Moratti ha inviato una lettera al Commissario Domenico Arcuri presentando quattro nuovi parametri per l’approvvigionamento delle dosi vaccinali. Si tratta di mobilità, incidenza della pandemia, densità della popolazione e PIL. Per PIL è da intendere, dichiara la vice presidente, il numero di imprese presenti sul territorio regionale. L’idea di fondo alla proposta dell’assessorato al Welfare sarebbe quella di incentivare una ripartenza economica a partire da una diversa distribuzione dei vaccini.
L’ottica del capitalista volta solo al consumo e alla produzione però ha rivelato ben presto le sue falle. La pandemia globale lo ha dimostrato benissimo. In situazioni di grave necessità infatti non esiste ricchezza che tenga perché senza sicurezza non si può andare avanti. Proprio a tal proposito il piano di distribuzione vaccinale è stato pensato in base alla popolosità delle Regioni. La Lombardia ad oggi è infatti la regione che ha ricevuto più dosi di vaccino: 234mila dosi seguita dal Lazio con 132mila dosi.
Non sono tardate ad arrivare le risposte dei vertici istituzionali all’idea della vice presidente. Il ministro della Salute le risponde a tono e scrive su Twitter: “Tutti hanno diritto al vaccino indipendentemente dalla ricchezza del territorio in cui vivono. In Italia la salute è un bene pubblico fondamentale garantito dalla Costituzione. Non un privilegio di chi ha di più.”
Il sindaco Beppe Sala invece lascia sui social un duro commento: “Ci sono mattine in cui ti possono cadere le braccia. Il tuo Paese in preda a una crisi politica difficile da decifrare e nel momento sbagliato. La tua Regione che chiede l’assegnazione dei vaccini in base al PIL.”
Col suo ritorno sulla scena politica Letizia Moratti si ritrova di nuovo al centro delle polemiche. Ministra dell’istruzione dal 2001 al 2006, poi sindaca di Milano fino al 2011 Letizia Maria Brichetto Arnaboldi (questo il suo nome all’anagrafe) è stata negli anni molto famosa soprattutto per le sue “consulenze d’oro“. Travolta dall’accusa di aver licenziato senza giustificato motivo una decina di dirigenti del Comune, affidò quasi contemporaneamente 54 incarichi a consulenti esterni, spesso senza requisiti. Uno spoil-system che l’ha portata ad essere condannata dalla Corte dei conti a risarcire il Comune.
Proprio per la condanna delle consulenze d’oro l’allora prima cittadina milanese, con la sua giunta e i dirigenti, in tutto 22 persone, hanno dovuto versare allo Stato 1.082.674 €. Nel 2017, da sola, ha dovuto versare oltre 591mila € per due voci di spesa: 11 incarichi dirigenziali esterni a non laureati per quasi 1,9 milioni, e retribuzioni ritenute troppo costose, più di 1 milione, di alcuni addetti stampa.
Oggi invece l’ex sindaca è stata chiamata per sostituire Giulio Gallera, ma la maledizione dell’assessorato alla sanità lombarda sembra persistere.
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