Libano, crisi e tensioni: cosa c’è oltre la tragedia di Beirut?
Libano, la popolazione civile, già devastata dalla crisi finanziaria, deve fare ora i conti con le conseguenze dell’esplosione
La potente esplosione che mercoledì ha colpito la capitale del Libano ha inferto profonde ferite al paese. Si contano circa 157 morti e oltre 5000 feriti. La violenta deflagrazione, avvertita anche a molti chilometri di distanza, ha devastato negozi e abitazioni. Beirut infatti è stata invasa da una coltre di fumo tossico mentre il famoso lungomare della città dopo l’esplosione è stato interamente ricoperto di calcinacci e macerie. L’esplosione verificatasi a Beirut è una tragedia per il popolo libanese già in ginocchio per la crisi economica e l’instabilità politica.
Libano, un’economia al collasso
Il Libano è un Paese che ne ha passate tante, dalla sanguinosa guerra civile del 1975 alle bombe fino ad arrivare agli attentati. Eppure la violenta deflagrazione che ha colpito il cuore del paese dei cedri sembra aver lasciato ferite difficili da guarire. La popolazione libanese infatti vive una situazione economica disastrosa. A Marzo 2020 il Paese non era più nella condizione di ripagare i creditori, così il primo ministro libanese ha annunciato il primo default nella storia libanese. Si è quindi aperta la tipica spirale di crisi valutaria con un’inflazione a doppia cifra.
La crisi economica ovviamente ha acuito il tasso di disoccupazione, che è schizzato al 25%. Inoltre, circa un quinto delle imprese è stata costretta a chiudere. La crisi economica e finanziaria non è solo il risultato del malgoverno della classe politica ma è anche la diretta conseguenza di un’economia fragile su cui grava un debito mostruoso. Sulla situazione economica, di per sé già precaria, gravano poi i tanti rifugiati che, fuggendo dal conflitto siriano, trovano riparo in Libano. Ovviamente il Coronavirus non ha risparmiato il paese dei cedri, l’emergenza sanitaria ha fatto aumentare l’inflazione riducendo il potere di acquisto delle famiglie. Molti nuclei familiari si trovano così a vivere sotto la soglia di povertà. Le stime contano che circa il 45% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.
Corruzione e malgoverno: nessuna pace per la popolazione civile
La popolazione libanese non è inerme al malgoverno locale. Le strade del Libano infatti sono sempre affollate da proteste. Le manifestazioni contro la corruzione dilagante sono iniziate lo scorso anno, quando l’esecutivo annunciò nuove tassazioni. Il periodo di lockdown ha arrestato per qualche mese le proteste di piazza, ma la popolazione non ha potuto tacere di fronte all’orrore di Beirut. I cittadini infatti ritengono che l’esplosione al porto di Beirut sia la diretta conseguenza del malgoverno locale. In risposta alle tensioni sempre più crescenti, le autorità libanesi hanno annunciato arresti a tappeto. La situazione libanese è frutto di congiunture sociali e economiche, ma non si può non considerare il peso che detiene la classe politica. La classe dirigente del paese si presenta infatti come un’élite che monopolizza i settori produttivi attraverso meccanismi di corruzione. Il malgoverno, inoltre, non ha consentito al paese di attuare riforme efficienti.
L’esplosione al porto di Beirut in questo contesto ha un peso non indifferente. Per il porto della capitale infatti passavano tutti i rifornimenti di beni primari. Il Libano vive quindi il rischio di trovarsi senza i rifornimenti necessari. La comunità internazionale dopo l’accaduto dei giorni scorsi ha però mobilitato gli aiuti umanitari. Ospedali da campo sono stati forniti da Russia, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Iran. La Commissione UE ha mobilitato 33 milioni di € per coprire le spese emergenziali, le attrezzature e la protezione delle infrastrutture critiche. Sarà difficile prevedere però gli snodi politici che seguiranno l’accaduto di Beirut. L’inasprimento dei rapporti già tesi con Israele sembra essere una previsione condivisa da molti esperti.
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