Politica

Liliana Segre e la sua ultima testimonianza

Liliana Segre nella sua ultima testimonianza alla cittadella della pace di Rondina ad Arezzo: ”non ho mai perdonato, né dimenticato”

Non ho mai perdonato, come non ho dimenticato, certe cose non sono mai riuscita a perdonarle.” Così Liliana Segre, senatrice a vita, racconta nella sua ultima testimonianza come sia stato difficile sopravvivere nei lager nazisti. Un lungo applauso e una standing ovation per le sue parole, ancora così forti da scuotere le coscienze. Era solo una bambina quando Liliana Segre fu deportata ad Auschwitz con la sua famiglia.

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L’incontro si è svolto a distanza alla cittadella di Rondina ad Arezzo. Liliana afferma di non aver mai perdonato, e sarebbe difficile immaginare come potrebbe accadere dopo aver visto l’inferno in terra. A distanza di 75 anni la testimonianza di Liliana Segre subisce il fascino della lontananza. 75 anni sono tanti ma non troppi. Le sue parole rimbombano nelle nostre coscienze mettendoci davanti alla nostra storia, una storia che a malincuore ci appartiene. Difficilmente pensiamo che l’orrore generato dalla pazzie dei totalitarismi dello scorso secolo potrebbero mai toccarci di nuovo. Ma è davvero così?

La scorta a Liliana Segre

Eppure solo lo scorso Novembre la senatrice era stata vittima di messaggi d’odio e insulti sul web tanto che il presidente Mattarella decise di assegnarle una scorta. La notizia fece scalpore ma in realtà si è dissolse velocemente nel polverone mediatico. Una notizia del genere avrebbe dovuto generare un dibattito nazionale riportando in auge i valori fondatori della nostra cultura nonché della nostra Costituzione.

Lo stesso Mattarella ha voluto ricordare che la “Costituzione è stata scritta avendo davanti agli occhi le tragiche vicende che hanno coinvolto anche Liliana Segre da ragazza ed è stata approvata con la ferma determinazione di non permettere che i mostri del totalitarismo che avevano devastato l’Europa potessero ancora avvelenare l’Italia, il nostro continente. Mai più privazione della libertà, guerre di aggressione, mai più negazione dei diritti umani, mai più razzismo, odio, intolleranza. questa era la comune volontà dei padri costituenti. Merito loro se la nostra Repubblica è fondata su principi di grande valore: democrazia, libertà, uguaglianza, centralità della persona umana, pace e giustizia tra le nazioni”.

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“Sono stata clandestina, so cosa vuol dire”

Sono stata clandestina e so cosa vuol dire essere respinti. Si può essere respinti in tanti modi.” Se i campi di concentramento ci sembrano così lontani da non appartenerci, certamente non può lasciarci indifferenti il tema dei clandestini.

Le parole di Liliana Segre sono molto mirate: si può essere respinti in tanti modi: si può essere respinti con l’indifferenza, con l’odio razziale, sminuendo il calvario dell’immigrazione; si può essere respinti quando Silvia Romano dopo essere stata rapita, rientra nel proprio paese con un velo e viene disprezzata e odiata dall’intero paese. Le parole di Liliana Segre aprono tanti spunti di riflessione che la nostra classe politica non dovrebbe lasciare in sospeso.

Il processo a Salvini, specchio dell’intolleranza

È difficile prefigurarsi un dibattito politico se, contemporaneamente, l‘ex ministro degli Esteri Matteo Salvini affronta un processo per sequestro di persona aggravato nei confronti dei migranti rimasti per giorni a bordo della nave militare Diciotti, in agosto, in condizioni fisiche e psicologiche molto precarie e soprattutto senza una ragione valida.

La questione è sicuramente squisitamente politica e basata sulla legge non scritta di screditare l’altro che tanto piace ai nostri politici. Il processo a Salvini crea una scissione in un paese già diviso da tante tematiche. Da una parte coloro che comprano biglietti aerei per volare a Catania pur di sostenere il proprio capitano e chi, per amor d’odio nei confronti di Salvini, non sente ragioni.

Questo è il frutto della politica di Salvini che ha creato una popolo, se già questo non fosse così di natura, egoista e narcista. “Prima io, prima i miei problemi, prima la mia famiglia, i miei amici, prima gli italiani e poi gli altri.”

Liliana non ha ancora perdonato ma noi come potremmo perdonarci per quello che stiamo facendo al nostro paese? Quali sono gli insegnamenti che stiamo lasciando alle generazioni future? Non dimentichiamo la nostra storia anche se Liliana non ce la racconterà più.

Angela De Lise

Scrivere è il mio primo amore. La sensazione di mettere nero su bianco le proprie idee, i propri pensieri non sarà mai paragonabile a nulla. Amo leggere, viaggiare, esplorare. Appassionata del mondo digitale ho conseguito la laurea triennale in Scienze della Comunicazione e la laurea magistrale in Corporate Communication and Media all'Università degli Studi di Salerno.

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