Max Gazzè a Sanremo come cantastorie: la sua canzone omaggia la tradizione pugliese

Max Gazzè tra i big in gara a Sanremo 2018, con La leggenda di Cristalda e di Pizzomunno prova a sfidare i canoni sanremesi con una canzone-filastrocca. Scopriamo insieme il testo, talmente sonoreggiante da non aver bisogno di essere musicato per risultare completo

Max Gazzè riesce sempre in un modo o nell’altro a fare la differenza. Vuoi per il look inconfondibile, vuoi per il sound riconoscibile e personale, vuoi perché al suo quinto Sanremo decide di partecipare con un omaggio alla tradizione pugliese, proponendo alle giurie e al pubblico un canto popolare ispirato alla leggenda viestina di Cristalda e Pizzomunno, insomma Max è Max ed è nella sua natura superare i limiti del banale per librarsi verso dimensioni più affascinanti e ansimanti di plurime interpretazioni. Ad avere diverse versioni è la stessa leggenda di Cristalda e Pizzomunno, raccontata nel tempo secondo differenti punti di vista e con l’applicazione di più finali, ma in generale recante un univoco e chiaro messaggio d’amore: quello della celebrazione del vero amore, un amore che non cede a lusinghe o avversità, ma avanza e non si arresta sfidando tutto e tutti. Le vicende presenti nella canzone scritta da F.Gazzè, F. De Benedittis e dallo stesso Max, si svolgono lungo le bellissime e suggestive spiagge di Vieste, luogo in cui nasce e si consuma la passione tra il marinaio Pizzomunno e l’affascinante Cristalda. L’uomo mosso da un impeto tanto forte da resistere ai corteggiamenti delle sirene, ha occhi solo per la sua amata.  Fedeltà che gli costerà molto, dal momento che per vendetta verrà trasformato in pietra dalle fascinose, ma crudeli figure mitologiche. Impossibile non pensare a De André, o a Branduardi, persino Guccini è bene chiamarlo in causa, non tanto perché Max Gazzè ha rievocato lo stile della filastrocca strimpellata alla chitarra, ma perché è sua la nobile intenzione di rendere attuale il genere della ballata. Un atto anonimo se contestualizzato entro il range di solito adoperato da Max, di estremo coraggio se calato entro la cornice sanremese per antonomasia da sempre legata alla sfera amorosa e sociale, molto meno a quella magica e fiabesca. Non vediamo l’ora di ascoltare la melodia scelta per accompagnare la narrazione, la curiosità è tale da riuscire a leggere il testo immaginandone già il mood, perché la magia del brano sta nell’essere musicale indipendentemente dalla musica. Ancor più interessante è lo stampo letterario dato alla scrittura, sembra di essere realmente a cospetto di un antico cantico restituito dal mare in una notte di mareggiata. Ma non è finita qua, secondo la leggenda ogni 100 anni il marinaio perderebbe l’aspetto monolitico per assumere nuovamente sembianze umane così da poter tornare ad amare la sua Cristalda. Riuscirà Max Gazzè con un incantesimo d’amore tanto potente a stregare l’Ariston? Lo scopriremo molto presto… in bocca al lupo! Di seguito il testo così come riportato di Tv Sorrisi e Canzoni.

Ecco il testo de La leggenda di Cristalda e Pizzomunno

Tu che ora Non temi, Ignorane Il canto… Quel coro ammaliante Che irrompe alla mente E per quanto Mulini Le braccia oramai Non potrai Far più niente. Ma se ti rilassi E abbandoni Il tuo viso A un lunghissimo Sonno, O mio Pizzomunno, Tu guarda Quell’onda Beffarda Che affonda Il tuo amore indifeso. Io ti resterò Per la vita fedele E se fossero Pochi, anche altri cent’anni! Così addolcirai gli inganni Delle tue sirene… Cristalda era bella E lui da lontano Poteva vederla Ancora così Con la mano Protesa E forse una lacrima scesa Nel vento. Fu solo un momento, Poi lui sparì Al largo E lei in casa cantando… Neppure il sospetto Che intanto Da sotto La loro vendetta Ed il loro lamento! Perché poveretta Già avevano in cuore I muscoli tesi Del bel pescatore, E all’ennesimo Suo rifiuto Un giorno fu punito! Ma io ti aspetterò… Io ti aspetterò, Fosse anche per cent’anni aspetterò… Fosse anche per cent’anni! E allora dal mare Salirono insieme Alle spiagge Di Vieste Malvage Sirene… Qualcuno le ha viste Portare Nel fondo Cristalda in catene. E quando Le urla Raggiunsero il cielo, Lui impazzì davvero Provando A salvarla, Perché più non c’era… E quell’ira Accecante Lo fermò per sempre. E così la gente Lo ammira Da allora, Gigante Di bianco calcare Che aspetta tuttora Il suo amore Rapito E mai più tornato! Ma io ti aspetterò… Fosse anche per cent’anni aspetterò… Fosse anche per cent’anni aspetterò… Fosse anche per cent’anni! Io ti aspetterò Fosse anche per cent’anni! Si dice che adesso, E non sia leggenda, In un’alba D’agosto La bella Cristalda Risalga Dall’onda A vivere ancora Una storia Stupenda.
Antonella Esposito

Sono specializzata in Comunicazione pubblica e d'impresa e laureata in Scienze della comunicazione. Animata da una forte passione per la scrittura critica. Seguo con interesse musica, cinema e teatro.

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