17 Settembre 2020 - 10:40

Medicina, scuole di specializzazione. Poco più di 14mila posti per 26mila iscritti

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Medicina.Pubblicato il numero delle borse a disposizione per le specializzazioni: in totale poco più di 14mila. Ma al concorso ci sono oltre 26mila iscritti.

Il cosìdetto “limbo formativo” si ripete ogni anno per gli studenti di medicina. Migliaia di ragazzi che concorrono per le scuole di specializzazione non hanno la certezza di potervi entrare, causa i pochi posti disponibili e i ritardi delle date di pubblicazione dei bandi. Un problema ancora più accentuato nell’era della pandemia.L’accento sulla problematica è giunto da una lettera inviata il 15 settembre scorso al ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi dallo Smi. La richiesta era semplice: rendere pubblici i dati dei posti disponibili per l’ammissione alle scuole di specializzazione per il 2019/2020, in vista del concorso avrà luogo la settimana prossima.La richiesta viene accolta: intorno alle 18, il decreto viene finalmente inviato dal ministero dell’Università e della Ricerca in Gazzetta ufficiale. I posti saranno 13.400. Ma i candidati ai test sono circa 26mila. Che fine faranno i 12mila tagliati fuori?

In aggiunta, vi è anche un ritardo nelle pubblicazioni delle date dei test, causa imputabile ancora una volta all’emergenza sanitaria . “il problema si presenta tutti gli anni: viene pubblicato il bando per il concorso per l’ammissione alle scuole di specializzazione mediche», spiega Delia Epifani,responsabile nazionale formazione e prospettive dello Smi. Quest’anno è stato pubblicato il 24 luglio, indicando il prossimo 22 settembre come la data dei test. Un forte ritardo, di almeno un paio di mesi rispetto a quanto avviene di solito.

L’imbuto formativo

Si ritorna poi al problema dei pochi posti disponibili, rispetto agli studenti che concorrono. “Quei potenziali 8, 10, 12mila restano nel limbo formativo: si laureano ma poi non riescono ad accedere alle scuole perché vengono stanziate poche borse rispetto alle necessità. Si ritrovano a a fare i tappabuchi del sistema sanitario, dove come ben sappiamo le carenze esistono: all’interno degli ospedali, all’interno della medicina generale, dice la dottoressa. Oltre al bivio tra specializzazione e precariato a vita, vi è una terza via :andare all’estero. Una strada che molti giovani medici si trovano ad imboccare al giorno d’oggi.

Secondo  Epifani, il limbo formativo aumenta esponenzialmente ogni anno: “quelli che non sono rientrati l’anno scorso proveranno quest’anno e così via. Ogni anno concorrono non solo i medici in erba di 25, 26 anni, ma c’è anche quel gruppo di chi vuole ritentare”

Il ministero,d’altro canto, spiega, di aver ridotto quest’anno notevolmente l’ampiezza della forbice dell’imbuto. L’anno erano circa 18.776 i partecipanti al test, a fronte di 8.776 posti disponibili. Due anni fa gli iscritti erano 16mila, per un totale di 6mila borse.

Dunque, come risolvere la questione? “Nel corso degli anni abbiamo fatto proposte sia per le scuole di specializzazione che per il versante medicina generale. Sono due percorsi distinti: la medicina generale non è ancora universitaria, ma è un percorso che va in parallelo. Proponiamo ovviamente l’aumento delle borse, ma anche la creazione di teaching hospital, ospedali non universitari in cui si formino i medici ospedalieri. Per la medicina generale invece, da sempre proponiamo la creazione di un percorso universitario, per farla diventare una specializzazione al pari delle altre in termini di formazione, di uniformità sul territorio nazionale e di borsa, giacché gli specializzandi prendono 1600 euro al mese, mentre chi si forma in Medicina generale, 800 euro” conclude.