Oltre all’emergenza del coronavirus che sta dilagando in queste ultime ore, la politica estera è afflitta da altri mali. Infatti, la Turchia imbraccia la sua crociata contro l’Unione Europea su due fronti. Il primo è quello di Idlib, l’ultima roccaforte dei ribelli siriani dove sta sostenendo gli insorgenti per respingere l’offensiva del regime di Damasco. Il secondo è quello della Grecia, dove i migranti turchi si stanno scontrando con le forze di sicurezza di Atene.
I migranti hanno lanciato pietre contro la polizia di frontiera greca che ha risposto con gas lacrimogeni e granate stordenti. Testimoni riferiscono inoltre di aver udito diversi spari. Sulla sponda turca del confine sono giunte numerose ambulanze. Atene ha inoltre diffuso un video in cui compare un poliziotto turco che spara gas lacrimogeno verso la frontiera greca. Si segnala al momento almeno un ferito, colpito da un proiettile alla gamba. Secondo il racconto delle autorità turche, una delle persone è stata colpita alla testa, una nella zona inguinale, una al torace e tre ai piedi. La Grecia nega categoricamente di aver sparato.
Proprio per sostenere il Paese ellenico, la Commissione Europea ha proposto un pacchetto di aiuti fino a 700 milioni di €. Intanto, Erdogan ha chiesto alla Grecia di non usare la violenza contro le persone al confine, che lui stesso ha deciso di inviare come strumento per minacciare l’UE. Un controsenso davvero clamoroso, in una guerra che non ha né arte né parte.
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