Milan, troppi allenatori, pochi risultati: storia di un disastro recente

Dal 2014 la panchina rossonera è un calvario; ben 6 allenatori sono passati al Milan dopo Allegri, ma i risultati stentano ad arrivare

I tifosi del Milan negli ultimi anni hanno assistito ad un vero e proprio calvario, vedendo la propria squadra trasformarsi da una delle migliori squadre europee ad una squadra che stenta per le migliori posizioni in Italia, incapace di tornare nell’Europa che conta, dove manca da ormai 5 anni.

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Tutto questo è frutto di un’errata gestione societaria, che ha sbagliato in tutto, dal mercato alla scelta degli allenatori, fino alla gestione dei conti. In 5 anni, i rossoneri hanno cambiato 7 allenatori, quasi due all’anno, senza contare i vari passaggi di proprietà.

In tutto questo, però, non sono arrivati i risultati sperati. Il miglior risultato è la Supercoppa conquistata nel 2016, troppo poco per un club abituato fino a qualche anno fa a dominare in Europa. L’uscita ai gironi dell‘Europa League di pochi mesi fa, rappresenta forse il punto più basso della storia recente dei rossoneri.

Da Allegri fino a Gattuso, troppi allenatori e pochi risultati

Tutto ha inizio una fredda sera di gennaio, a Reggio Emilia, nel 2014. I rossoneri, avanti 2-0, vengono sconfitti 4-3 in rimonta da un poker di Berardi. Per Allegri, già in bilico, è un risultato fatale. Silvio Berlusconi, insieme a sua figlia Barbara, opta per l’esonero, e chiama a Milanello una vecchia gloria del recente passato, Clarence Seedorf, alla prima esperienza da allenatore.

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Il cambio in panchina non giova ai rossoneri, che alternano ottime prestazioni e risultati negativi, e vengono eliminati malamente dagli ottavi della Champions League,a d oggi l’ultima apparizione nella massima competizione europea. A fine stagione l’olandese andrà via, e al suo posto il patron rossonero chiama un altra vecchia gloria, Filippo Inzaghi, allenatore della primavera.

Sotto la guida di “Pippo”, alla sua prima esperienza da allenatore, per di più in un grande club, i rossoneri vivono la peggior stagione dell’era Berlusconi, chiudendo al 10° posto in classifica. Berlusconi cambia ancora, a Milanello arriva Mihajlovic, che viene da un ottima stagione al Torino.

Pur senza grandi prestazioni, il serbo riporta i rossoneri a ridosso dell’Europa League, ma viene esonerato a poche giornate dal termine per aver avuto alcune discussioni con lo spogliatoio. E’ l’ennesimo errore, che costa caro ai rossoneri. Berlusconi promuove Brocchi, allenatore della primavera, e nelle ultime giornate i rossoneri finiscono fuori dalla zona Europa e perdono la finale di Coppa Italia.

Nella stagione successiva al Milan arriva Vincenzo Montella, che riporta i rossoneri in Europa League, attraverso i preliminari, e soprattutto conquista il primo trofeo dal 2012, ovvero la Supercoppa Italiana. Nel 2017 a Berlusconi subentra Yonghong Li, che incarica Fassone e Mirabelli di effettuare una campagna acquisti faraonica.

Vengono spesi 250 milioni, arrivano 11 nuovi giocatori, tra cui Leonardo Bonucci, e Montella viene riconfermato dalla nuova società. L’aeroplanino però dura poco, e a dicembre viene sostituito da Gennaro Gattuso. Grazie ad una media punti da terzo posto nel girone di ritorno, Gattuso conquista l‘Europa League e la finale di Coppa Italia, poi persa.

Nell’estate si assiste ad un nuovo cambio di proprietà, e i rossoneri finiscono in mano al fondo Elliott, In società entrano Leonardo e Maldini, che confermano Gattuso. Alla fine del 2018, i rossoneri sono quinti, ad un solo punto dal 4° posto, segno che qualcosa è cambiato, e che gli errori del passato sono solo un brutto ricordo. L’obiettivo quest’anno è di riportare il club nell’Europa che conta, nella speranza che il calcio italiano ritrovi la squadra che più lo rappresenta nel mondo.

 

 

Silvio Salimbene

Silvio Salimbene, 25 anni, laureato in scienze della comunicazione, indirizzo Editoria. Appassionato di calcio, tennis ed Nba.

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