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La modernità del Canto di Natale di Charles Dickens

Come un classico della letteratura inglese, cioè Canto di Natale di Charles Dickens,  sembri ricalcare la sagoma del materialismo dei nostri giorni

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“Io onorerò sempre il Natale nel cuore, io ne serberò il culto tutto l’anno” dice al termine del racconto il protagonista di Canto di Natale Ebenezer Scrooge, un vecchio avaro e cinico che disprezza la festività del Natale come inutile spreco di danaro, che condanna la purezza e spontaneità dei sentimenti con la vena inaridita dalla durezza di anni di fosca solitudine.

La vicenda, narrata nel racconto di Charles Dickens, è ambientata in una Londra dei terribili anni ’40, periodo di depressione che può essere paragonato a quello che il mondo attraversa in questi anni di modernità e apparente benessere. Un ritratto oscuro, tinteggiato coi colori funesti delle dolorose privazioni alle quali sono costrette le famiglie del tempo. E nondimeno esse, sono dissimili alla povertà estrema e al degradante abbandono in cui versano le famiglie italiane oggi.

Il materialismo che il vecchio Scrooge incarna, con una potente metafora, somiglia molto a un comune uomo medio che la crisi ha trasformato in un bieco risparmiatore non solo di monete, ma che chiude il suo cuore a ogni favorevole contatto con l’esterno, che diffida e spregia dal diverso che crede, spesso erroneamente, gli possa fare del male. Il parallelismo tra la pretesa del burbero Scrooge di bastare a se stesso e quella di ogni singolo cittadino, è calzante in modo inverosimile e impressionante.

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Nonostante ciò, Dickens in Canto di Natale, appare fondamentalmente come un ottimista, e dà al suo personaggio l’opportunità di redimersi: la visita dei tre Spiriti del Natale passato, presente e futuro, sono abili stratagemmi per invogliarlo a guardarsi dentro, e redimersi. Quando alla fine, l’ultimo imperscrutabile Spirito del Natale che verrà, gli mostrerà addirittura il suo corpo su un letto di morte solo e denigrato da tutti i suoi conoscenti, finalmente l’uomo è avvinto da benefici sensi di colpa. E così qualcosa dentro di lui si trasforma. I buoni sentimenti alla fine, riescono a scaldare il suo algido cuore, e capirà che esiste molto più della pecunia, su cui investire. Perché se s’investe sui sentimenti, essi potranno lasciare qualcosa di davvero prezioso a chi resta, e rendere meno straziante l’assenza. Gli averi invece, possono anche portare a guerre intestine, e dividere per sempre le persone amate.

Al giorno d’oggi, è sempre più difficile bilanciare questi tipi di beni, ma una speranza c’è. E Dickens, con il suo Canto di Natale, riesce mirabilmente a dimostrare come, messi di fronte alla prospettiva dell’oblio dopo una vita così arida, tutti gli esseri umani sono uguali nei bisogni e nel desiderio di essere ricordati per qualcosa di straordinario. Questo accade anche nelle moderne metropoli dove, a fare la differenza, sono le persone che superano gli stereotipi e i pregiudizi e aprono il proprio cuore agli altri, superando la diffidenza e l’isolamento che sempre più spesso, congela i cuori di chi ci vive.

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Redazione ZON

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