13 Novembre 2019 - 11:34

Montolivo esce allo scoperto: “Mi hanno condannato a smettere”

Montolivo

Montolivo parla degli ultimi anni al Milan in un’intervista per il Corriere dello Sport: “Mi hanno condannato a smettere, non lo avrei mai immaginato”

L’ex capitano del Milan, Riccardo Montolivo, appenderà gli scarpini al chiodo. Il centrocampista ha raccontato al Corriere dello Sport la sua ultima esperienza in rossonero, tra mille dubbi e perplessità e senza peli sulla lingua. L’italiano ha toccato molti punti, soprattutto riguardo i vari passaggi di dirigenza, che lo hanno pian piano portato fuori dalle mura di Milanello.

“Io mi fermo qui. Resto a vivere a Milano, con la mia famiglia, cosa farò adesso non lo so, devo pensarci. Però mi hanno condannato a smettere a 34 anni. “Chi ha sbagliato nei miei confronti, chi mi ha mancato ripetutamente di rispetto, farà forse i conti con la propria coscienza. Non ho mai fatto casino, perché l’educazione e il rispetto sono i valori con i quali sono cresciuto. Se avessi fatto la guerra avrei probabilmente ottenuto qualcosa, ma non mi sarei potuto più guardare allo specchio… Ho vissuto un’esperienza surreale”

“Prima della partenza per la tournée negli Stati Uniti mi arrivò un sms dal team manager: ‘Tu non vieni’. Motivazioni e spiegazioni, zero. Elliott subentra al cinese, Leonardo e Maldini prendono il posto di Mirabelli. Mi fanno allenare da solo o con Halilovic. Partecipo solo al torello. Nelle partitelle giocavo solo con le riserve e mai nel mio ruolo. Eppure i test di Milan Lab avevano confermato che stavo benissimo. Cosa è successo con Gattuso? Per me nulla, ma non sono riuscito a spiegarmi questa situazione e non ho mai avuto risposte”, prosegue Montolivo.

Il passaggio di consegne: la fascia a Bonucci

Non fui io a consegnargliela. Mi dissero che Yonghong Li aveva deciso che la fascia sarebbe passata a uno dei nuovi. Ho spiegato che lo trovavo ingiusto, che stavano commettendo un grosso errore poiché nello spogliatoio ci sono delle gerarchie che dovrebbero essere sempre rispettate. Feci i nomi di Bonaventura e Romagnoli. Niente, Bonucci“.

Montolivo ha poi raccontato il momento in cui ha capito di non essere più considerato come un calciatore: “Contro la Fiorentina: fuori Biglia e io in panchina, José Mauri fece il centrale e Calabria, un terzino, partì mezzala. A un certo punto José Mauri chiese il cambio e l’allenatore spostò Calabria centrale e Calhanoglu fece la mezzala. Dopo quell’episodio provai a chiedere spiegazioni a Leonardo, la sua risposta fu questa: ‘È stata una decisione dell’allenatore’. Il quale aveva detto che non avevo minutaggio. Ma come avrei potuto avere minutaggio se non mi metteva mai dentro? Non avrei mai immaginato di poter vivere un’esperienza del genere“.

Montolivo ha concluso la sua intervista con una bella spallata alla società: “Sia chiaro che io non ho mai rifiutato alcuna proposta. Ero pronto ad andarmene, sospetto però che qualcuno temesse che fossi rotto perché non ci potevano essere altre spiegazioni plausibili. E invece stavo bene. Mi hanno condannato a smettere. E non ho nemmeno avuto la possibilità di salutare i tifosi”.