Dopo essere stato accolto con fervore dalla Critica dell’ultimo Torino Film Festival, “Santiago, Italia” approda nelle sale cinematografiche italiane. Con la pellicola, Nanni Moretti torna a praticare il documentario, un genere in cui si era già distinto nel ’90 quando, in La Cosa raccontava un momento campale della storia della sinistra italiana: il passaggio dal PCI al PDS.
Distribuito da Academy Two, “Santiago, Italia”, racconta prima l’insediamento del primo governo socialista cileno con la Unidad Popolar di Salvador Allende, e poi la sanguinosa repressione seguita al colpo di Stato del Generale Augusto Pinochet, nel 1973.
Chiarendo tra le righe il suo intento didattico, che si rivolge soprattutto alle nuove generazioni, Nanni Moretti qui pone l’accento su una fase forse poco conosciuta di questa storia: il ruolo dell’Italia nell’accoglienza e nel reinserimento lavorativo e sociale dei dissidenti cileni.
Alternando immagini di repertorio a testimonianze dirette “Santiago, Italia” si conclude proprio con la testimonianza nostalgica e accorata di un ex rifugiato: un modo per riavvolgere i fili dell’accoglienza, che oggi pare più che mai sfaldata.
“Santiago, Italia” (qui il trailer) segna il ritorno di Nanni Moretti dietro la macchina da presa a tre anni da “Mia Madre”, ed è una coproduzione tra Italia, Francia e Cile.
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