13 Maggio 2020 - 15:28

New York: almeno 100 bambini con sindrome di Kawasaki

coronavirus, new york

Nello stato di New York impennata di casi della rara sindrome infiammatoria che si pensa possa essere collegata al Covid-19

A New York il governatore Andrew Cuomo ha affermato che almeno due bimbi di 5 e 7 anni ed un ragazzo di 18 sono morti per la malattia. La metà degli oltre 100 casi riguarda minori tra i 5 ed i 14 anni di età. “Si tratta di una situazione molto inquietante” ha detto Cuomo, esprimendo tutta la sua preoccupazione. Bill de Blasio sindaco di New York ha riferito che nella sola città sono registrati 52 casi con una vittima.

La sindrome

È definita dai medici americani come sindrome infiammatoria acuta multisistemica pediatrica e potrebbe esserci una correlazione con il coronavirus. La patologia risulta molto simile alla malattia di Kawasaki che è una vasculite, ossia una rara sindrome infiammatoria dei vasi sanguigni. Già nelle scorse settimane si era parlato della possibile correlazione con il “Sars-Cov-2” ma evidenze certe in ambito scientifico ancora non ci sono. Giè in Italia i medici avallarono questa ipotesi, così come in Inghilterra attraverso una lettera pubblicata sulla prestigiosa rivista medica Lancet.

I sintomi

La malattia di Kawasaki esiste dal 1967 quando fu diagnosticata per la prima volta in Giappone dal dottor Tomisaku Kawasaki. La sintomatologia è per questo motivo ben nota: febbre prolungata, esantema, congiuntivite, infiammazione mucosa e linfoadenopatie. I casi invece diagnosticati durante l’emergenza che stiamo vivendo presentano sintomi in molti casi differenti e non direttamente associabili alla malattia tra cui manifestazioni di carattere gastrointestinale come diarrea e vomito.

Indagini a New York

Il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo ha spiegato che il New York Genome Center e la Rockefeller University stanno studiando i casi di 85 bambini che sono risultati positivi ai tamponi o ai test sierologici per il coronavirus. Finora, il 47% dei casi confermati risulta positivo al nuovo coronavirus e l’81% ai suoi anticorpi questo significa che erano già stati contagiati.

Rassicurazioni terapeutiche

Nonostante la preoccupante situazione registrata a New York e i casi nel nostro paese, i numeri risultano essere fortunatamente molto limitati. Ad ogni modo, seppur si tratti di una grave e rara sindrome infiammatoria, la maggior parte dei casi ha un decorso positivo. Una cura infatti esiste e si basa sulla somministrazione di immunoglobuline endovena unite a cortisone. Le buone probabilità di guarigione sono associate alla rapidità del trattamento non appena i sintomi insorgono.

Gli studi proseguono e sicuramente quello che si augura la comunità scientifica è di riuscire ad inquadrare al meglio il fenomeno di questa malattia nel contesto pandemico che stiamo vivendo.