Oliver & Company: quel twist che è bello ma non balla

Oliver & Company è il 27° Classico Disney e l’ultimo prima del cosiddetto Rinascimento. Film del 1988 con il quale la Disney torna a inserire le canzoni all’interno dei suoi cartoni animati. Da questo film in poi, la Disney produrrà un film ogni anno

Se per Basil il richiamo era chiaro nei confronti di Sherlock Holmes, lo stesso si può dire guardando Oliver & Company che vi ricorderà – in questo caso l’omonimo – Oliver Twist. L’opera di Dickens sul sociale, la povertà e l’aspetto non-formativo, viene trasposto dalla Disney nel lungometraggio del 1988.

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La Disney, per certi versi, si dimostra ripetitiva in alcuni aspetti. Per quanto riguarda i suoi tanto acclamati Classici, infatti, le trasposizioni e le tematiche spesso si somigliano e diventano facilmente prevedibili. Solo due anni prima Basil l’investigatopo era uno Sherlock Holmes fatto a cartone animato sottoforma di topo, mentre con Oliver & Company la Disney compie più o meno lo stesso fenomeno transmediale, portando sul grande schermo una versione di Oliver Twist con gatti e cani in una New York ricca di melodie.

Animaletti che cantano in giro per la città.. Déjà vu?

Nonostante l’idea possa sembrare simpatica in principio, molti eventi di Oliver & Company potrebbero essere definiti saturi. La storia di un animale, che sia di razza o randagio, che costruisce il suo destino all’interno di una grande città, affrontando amici e nemici, è qualcosa di già visto.

La Disney lo fece già con Gli Aristogatti nel 1970 e prima ancora con Lilli e il vagabondo nel 1955.

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Il grande problema di Oliver & Company è che, come molto spesso accaduto alla Disney nel periodo successivo alla morte di Walt, si focalizza ancora su un target troppo infantile, rendendo la pellicola di poco spessore. In questo caso, a maggior ragione, era la tematica a poter essere affrontata con un taglio più dark. Ma il divario tra i ricchi e i poveri, tra la gente che abita nei palazzi e quella che vive sotto i ponti, nel film viene solo accennata e non troppo approfondita.

Una Disney sempre più commerciale

Oliver & Company ha il pregio, però, di rappresentare una New York nella sua caoticità e nei suoi persistenti inserti pubblicitari. La scenografia domina la scena molto più di una trama poco coinvolgente.

Nonostante un ritmo poco coinvolgente, Oliver & Company ebbe buoni responsi dal pubblico. Ciò convinse la Disney ad accelerare le sue produzioni. Al tramontare degli anni ottanta, infatti, iniziò a portare sul grande schermo un lungometraggio all’anno. Un ritmo industriale che oggi può sembrare scontato visti gli introiti derivanti dalle sale e dal merchandising, ma la Disney si dimostra innovativa ancora una volta dal punto di vista commerciale iniziando a essere la prima major a produrre con costanza i suoi prodotti di punta.

Redazione ZON

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