Dopo due anni, c’è ancora chi ha la forza di difendersi, anche se gli atti non gli danno assolutamente ragione. Il braccio di ferro tra la Open Arms e Matteo Salvini non è ancora concluso. Nel caso contro la ONG, l’ex ministro dell’Interno punterà sulla mancanza di obbligo dell’Italia a dare un porto sicuro. Il leader della Lega, infatti, è accusato di ben due reati: sequestro di persona e abuso o omissione di atti d’ufficio.
Questa mattina, Matteo Salvini ha depositato alla giunta delle autorizzazioni a procedere la sua memoria difensiva. Domani, il presidente Maurizio Gasparri farà la sua proposta e poi avvierà il dibattito. Il prossimo 27 Febbraio, infine, ci sarà il voto definitivo.
“L’indicazione del Porto sicuro spettava alla Spagna o a Malta e non certo all’Italia. Il comandante della nave ha deliberatamente rifiutato il porto indicato successivamente da Madrid, perdendo tempo prezioso al solo scopo di far sbarcare gli immigrati in Sicilia come già aveva fatto nel Marzo 2018 ricavandone un processo per violenza privata e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.” ha scritto in una lettera l’ex ministro dell’Interno.
“L’Italia non aveva alcuna competenza e alcun obbligo con riferimento a tutti i salvataggi effettuati dalla nave spagnola Open Arms in quanto avvenuti del tutto al di fuori di aree di sua pertinenza. A dimostrarlo lo scambio di corrispondenza tra La Valletta e Madrid nei primi giorni dell’Agosto 2019 a proposito del Pos. C’è un reciproco palleggio di responsabilità ma non viene mai citata Roma.” ha poi concluso Salvini.
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