Oscar 2021: Yuh-Jung Youn scrive la storia degli Academy Awards
La vittoria di Yuh-Jung Youn è entrata nella storia degli Academy Awards: l’attrice è la prima interprete coreana a vincere un Oscar. Si tratta del primo passo per cambiare il ruolo della comunità asiatica all’interno del panorama cinematografico
Per la prima volta dopo 93 anni dalla prima edizione degli Academy Awards, Yuh-Jung Youn è diventata la prima attrice coreana a vincere un Oscar. La Youn ha trionfato nella categoria di Miglior Attrice Non Protagonista, dopo aver stabilito diversi primati nel corso della Awards Season. Infatti, è stata il primo vincitore asiatico in una categoria individuale ai SAG Awards e il primo attore coreano a vincere ai BAFTA.
La Youn è una delle attrici più importanti della Corea del Sud, eppure solo ora è riuscita ad ottenere il riconoscimento internazionale, grazie alla sua interpretazione nel film Minari diretto da Lee Isaac Chung e candidato come Miglior Film. L’interpretazione di Yuh-Jung Youn è stata subito acclamata da critica e pubblico, dopo la presentazione in anteprima della pellicola al Sundance Film Festival 2020. Come sottolinea il TIME, “E’ un livello di riconoscimento internazionale vistosamente raro per gli artisti di origine asiatica”. Si tratta, quindi, di un risultato per nulla scontato, considerando il trattamento che molti interpreti asiatici sono costretti a subire nell’industria cinematografica.
La giornalista Kat Moon sottolinea come sin dalla sua prima edizione degli Oscar nel 1929, gli Academy Awards hanno riconosciuto meno di due dozzine di artisti asiatici nelle categorie di recitazione. Nel mentre, facevano passare anni e talvolta decenni tra le nomination, per non parlare delle vittorie. Sebbene nessuna interprete asiatica abbia mai vinto un Oscar nella categoria di miglior attrice; nessun attore di origini asiatiche ha più vinto come miglior attore dal 1983, annata in cui Ben Kingsley trionfò con la sua interpretazione nel film biografico Gandhi. Anche l’incredibile successo di Parasite, pellicola che ha ottenuto molti riconoscimenti e ha trionfato l’anno scorso nelle categorie di Miglior Film e Miglior Regia, non ha permesso a nessuno dei suoi interpreti di ottenere un posto nelle cinquine degli Oscar 2020.
Nel suo illuminante articolo “The Crucial History Behind Yuh-Jung Youn’s Oscar Win“, la Moon cita un saggio pubblicato dalla scrittrice e sociologa Nancy Wang Yuen, Reel Inequality: Hollywood Actors and Racism. Nel suo libro, la Yuen afferma che “ci sono pochissimi film di Hollywood in cui le donne asiatiche non hanno ruoli usa e getta o ruoli in cui non sono meri oggetti del desiderio, motivo per cui poi è impossibile vincere qualche sorta di premio”. La vittoria agli oscar di Yuh-Jung Youn risulta estremamente importante, perché fino ad ora poche volte alle donne asiatiche veniva concessa la possibilità di interpretare ruoli complessi. “Le donne asiatiche sono sempre state iper-sessualizzate e rese esotiche nell’immaginario di Hollywood”– afferma la studiosa.
Basti pensare che l’unica attrice asiatica ad aver mai vinto un Oscar (come miglior attrice non protagonista) è stata Miyoshi Umeki per la sua interpretazione di Katsumi nel film Sayonara. La storia raccontava di una donna giapponese e del suo amore proibito con un aviatore americano (Red Buttons), incontrato durante la guerra di Corea. Vi erano scene apertamente discriminatorie, come quella in cui il protagonista maschile usa un insulto razziale per rivolgersi a Katsumi; così come in un altra scena, la donna fa il bagno all’aviatore Joe Kelly, mentre è avvolta in un asciugamano.
Si tratta, quindi, di un chiaro problema di rappresentanza che impedisce ad attori asiatici di riuscire a interpretare ruoli adatti alla stagione premi. E’ presto dire se il successo di Parasite e Minari segnerà un punto di svolta all’interno del panorama hollywoodiano. Quel che è certo, è che si potrà parlare di vera rivoluzione, solo nel momento in cui per gli interpreti asiatici non ci sarà più una serie di prime volte, ma avverranno concreti cambiamenti radicali all’interno dell’industria cinematografica.
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