Il paracetamolo appartiene alla classe di farmaci antipiretici ed analgesici: non fa parte, quindi, dei FANS come l’ibuprofene. La sua attività antinfiammatoria è molto ridotta, ma ha le spiccate peculiarità di alleviare il dolore e di abbassare la temperatura corporea.
Il meccanismo d’azione non è stato ben chiarito, ma probabilmente inibisce la produzione di prostaglandine, che inducono le sensazioni di dolore e l’innalzamento della temperatura.
Il paracetamolo va utilizzato per la cura di quegli stati febbrili tipici di influenze, malattie esantematiche e malattie acute del tratto respiratorio. Può essere anche usato per il trattamento di dolori di media entità: muscolari, nevralgie, mal di denti, mal di testa.
Per gli adulti e i bambini sopra i 12 anni, può essere assunta 1 compressa di paracetamolo alla volta, da ripetersi non prima di 4 ore. Non superare la dose massima di 6 compresse al giorno.
Per i bambini la terapia va adeguata seguendo strettamente le indicazioni del medico pediatra.
Il paracetamolo non va assunto se allergici al principio attivo o ad uno degli eccipienti, se affetti da anemia emolitica o in caso di malattie epatiche.
Sebbene non apporti danni a stomaco e reni come può avvenire per i FANS, anche il paracetamolo presenta degli effetti collaterali. Possono verificarsi reazioni allergiche caratterizzate da gonfiore a mani e piedi, difficoltà respiratorie ed eruzioni cutanee. In questo caso interrompere subito l’assunzione e contattare immediatamente il medico. Possono presentarsi, inoltre, problemi a livello della cute, del fegato, dei reni, dolori addominali, vertigini, tachicardia. Anche in questo caso contattare il medico in caso di dubbi.
Il medico può somministrare paracetamolo a donne in gravidanza o in allattamento, dopo aver valutato rischi e benefici per il feto. Per quanto riguarda l’alcol, non va somministrato il farmaco nei pazienti affetti da alcolismo o se assumono 3 o più bevande alcoliche al giorno.
Il paracetamolo è un farmaco scoperto nel 1878 ed utilizzato in clinica a partire dalla metà del ‘900. Inizialmente venivano utilizzati dei precursori del paracetamolo per attenuare la febbre, ma questi erano estremamente tossici per l’organismo. Successivamente si scoprì che questi precursori venivano trasformati dall’organismo in paracetamolo. Quest’ultimo non presentava tossicità epatica e renale e per questo è tuttora utilizzato.
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