screenshot da Instagram Pedro Sanchez
Per la terza volta in cinque anni, Pedro Sanchez si conferma primo ministro spagnolo: la fiducia del Congresso, arrivata oggi con 179 voti a favore, mette fine alle settimane di stallo politico e trattative che erano seguite alle elezioni anticipate convocate quest’estate dallo stesso Premier, diretta conseguenza di un risultato al di sotto delle aspettative per il partito socialista in diverse consultazioni elettorali locali tenutesi nel mese di maggio.
Al nuovo governo di Sanchez, numero uno del PSOE, prenderanno parte anche gli indipendentisti catalani di Erc e Junts che hanno garantito il pieno appoggio all’esecutivo dopo essere riusciti a strappare al primo ministro un accordo che garantisca l’amnistia per il tentativo di secessione del 2017: un’alleanza che ha messo sul piede di guerra gli esponenti del partito sovranista Vox i quali, durante il Congresso, non hanno esitato a definire Sanchez “un satrapo che sta smantellando lo stato di diritto in nome dei suoi interessi personali“.
Tra le reazioni internazionali, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ravvisa nel terzo mandato di Sanchez “una buona notizia, per la Spagna e per l’Europa”. Il leader socialista è entrato per la prima volta a Palazzo Moncloa nel 2018 subentrando a Mariano Rajoy. Dall’anno successivo ha guidato un governo di coalizione tra il PSOE e il partito di sinistra “Unidas Podemos”. Anche quello nacque dopo elezioni anticipate, come quelle che oggi hanno portato Sanchez all’accordo con gli indipendentisti catalani.
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