27 Dicembre 2023 - 12:07

Pensione 2024: cosa cambia con la Manovra

Ecco cosa cambia con la Manovra per la Pensione 2024. Andarci sarà possibile con la legge Fornero oppure con la Quota 103

pensione 2024 donne

Nel 2024, andare in pensione sarà più complicato del 2023. Con la nuova Manovra, infatti, il Governo di Giorgia Meloni ha inasprito i requisiti per la pensione anticipata, mentre i criteri previsti dalla riforma della legge Fornero restano ancora in vigore. Una riforma che, in realtà, non cambia poi molto, in sostanza. La pensione di vecchiaia si ottiene con 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi, mentre la seconda con 42 anni e dieci mesi di contributi a prescindere dall’età (solo 41 anni e dieci mesi di contributi per le donne).

Invece Quota 103 richiederà dei requisiti più stringenti e porta a un assegno più basso. Anche Ape sociale e Opzione donna diventano più difficili da raggiungere. Ma come funziona la nuova pensione 2024? Quali saranno i principali cambiamenti? Scopriamolo.

Pensione 2024: come funziona

Nel 2024 rimane in vigore Quota 103, ma nella sostanza è una misura ben più limitata rispetto a quest’anno. Il requisito principale è sempre lo stesso: 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi. Ciò che cambia sono soprattutto due cose: il tempo di attesa prima di avere l’assegno (che si allunga), e poi l’importo dell’assegno stesso (che si abbassa).

Infatti, la finestra per Quota 103 passa da 6 a 9 mesi per i dipendenti pubblici e da 3 a 7 mesi per i dipendenti privati. Significa che nella maggior parte dei casi (sicuramente tutti coloro che chiedono di andare in pensione dopo aprile) il primo assegno non arriverà fino al 2025. L’importo, poi, viene ricalcolato interamente con il metodo contributivo (invece di utilizzare il sistema misto, in parte contributivo e in parte retributivo). Ciò significa che l’importo erogato dall’Inps sarà più basso per chi sceglie Quota 103.

Al contrario, c’è un incentivo per spingere a restare al lavoro chi ha già i requisiti per chiedere Quota 103. Con il cosiddetto bonus Maroni, già discusso lo scorso anno, chi continuerà a lavorare dopo i 62 anni potrà ottenere un aumento in busta paga ottenendo direttamente nello stipendio quei contributi che normalmente versa all’INPS.

Ape sociale

L’assegno pensionistico sociale, o Ape sociale, resterà rivolto alle stesse categorie che potevano già ottenerlo, ovvero persone disoccupate, lavoratori con invalidità, lavoratori precoci o caregiver. La soglia d’età però sarà alzata, da 63 anni a 63 anni e 5 mesi. Il numero di anni di contributi richiesto resta lo stesso, e varia in base alla categoria di cui si fa parte.

Chi ottiene l’Ape sociale potrà ricevere al massimo 1.500 € lordi al mese fino a quando non avrà raggiunto la pensione di vecchiaia, a 67 anni. In quel tempo, non potrà più avere reddito da lavoro dipendente o autonomo, solo da lavoro subordinato e solo fino a 5mila € all’anno lordi.