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Il Ministro dell’economia Padoan, su L’Unità, ha affermato che la flessibilità non è un fenomeno a costo zero. Essa costa e vi è la necessità di capire a chi, ma soprattutto come sia attribuibile questo costo. Un’operazione senza dubbio complicata dal punto di vista finanziario, dal momento che lo Stato dovrà farvi fronte. La risposta dell’economista è stata la seguente: si provvederà a nuovi metodi che consentano il prepensionamento, compatibilmente ai vincoli di bilancio e al prezzo che la flessibilità richiede.
Pensioni, la riforma del 2015
È dunque in revisione la Legge Fornero, riguardo all’introduzione della flessibilità, la quale consentirebbe di anticipare l’ingresso dei lavoratori che abbiano raggiunto una determinata fascia di età e quantificato un numero sufficiente di anni lavorativi. I requisiti sarebbero 35 anni di contributi e 62 anni di età per gli individui di sesso maschile. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha espresso la propria contrarietà in merito all’eventuale ripristino del vecchio sistema pensionistico. Egli ritiene che, qualora si volesse applicare una maggiore flessibilità, occorrerebbe porre dei requisiti di accesso non fondati sull’anzianità contributiva, bensì sull’età anagrafica.
Il Primo Ministro Matteo Renzi assicura l’impegno governativo nel dare una risposta chiara sull’esito della flessibilità già a partire dal 2016, come egli stesso afferma sempre sul giornale L’Unità.
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