Perdita di un amore sull’obbiettivo
La fotografa Laura Stevens dopo la sua perdita in amore ha pensato alla fototerapia per superare questa fase difficile. I suoi scatti ritraggono la mancanza
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Quando il nostro amore ci abbandona ci lascia anche una parte di noi stessi. Se ne va il sorriso, le sorprese, i baci e le carezze, i colori e i profumi. Quando restiamo sole ci lasciamo trascinare in un limbo che solo un cuore straziato conosce. Una fotografa inglese, residente a Parigi ha racchiuso tutte queste emozioni in una bellissima raccolta fotografica.
Dopo sei mesi dalla separazione del suo amore, dopo una rottura molto dolorosa la fotografa Laura Stevens ha deciso di lavorare sulle sue emozioni e di risolverle così: ha preso amiche e conoscenti e le ha messe in posa per ritrarre il suo dolore. È nato un diario visivo della perdita. Il progetto si chiama Another November. Il titolo si riferisce sia al mese del lutto per il mondo intero, ma anche al mese in cui lei e il suo compagno si sono separati. Il mese di novembre è l’inverno che si avvicina, con tutto il suo gelo, ma è anche il mese dei ricordi, delle coperte calde e del camino acceso, di una luce estiva che s’intravede in lontananza.
“Per me quello che è importante è rappresentare le diverse fasi delle emozioni che attraversiamo quando viviamo una perdita, queste possono essere vissute nei modi più disparati e acuti”, ha scritto su Slate per spiegare il suo lavoro. “Aspetti di arrivare al prossimo stadio perché significa che ci sarà un cambiamento e che il dolore e la confusione potrebbero diminuire”.
La Stevens ha prodotto le immagini in fretta, quasi ossessivamente, ha coinvolto non solo le amiche, ma anche donne che incontrava per strada. Le sue foto sono la prova che per amore e soprattutto per la perdita della persona cara si soffre, molto, il suo lavoro è un’operazione deliberatamente nostalgica. Laura guarda al passato e vuole ritornarci. Nelle foto non è presente solo il dolore di Laura, ogni donna è entrata nel progetto con la sua storia personale e il proprio cuore straziato da offrire.
Le foto ritraggono donne in pose assolutamente identificabili: ci fa vedere come siamo quando rimaniamo da sole. Sole. Con una sigaretta in mano, sul letto, sul divano, per terra, nella vasca, sul tavolo mentre non mangiamo e fissiamo il vuoto. Spesso con sguardi assenti e distanti.
Inizialmente la giovane fotografa non pubblica le foto, mise da parte il progetto perché con il tempo le cose cambiano, si cerca di guardare oltre, avanti, di attraversare la perdita dell’amore.
L’anno scorso, la Stevens vince il Lens Culture Emerging Talent Award, che la rende popolare, regalando tanta visibilità al suo progetto.
“Essere riconosciuti dagli altri non ha importanza, però può farti capire se stai facendo la cosa giusta. Può essere difficile continuare ad andare avanti e credere in quello che fai senza nessun riconoscimento. Se le persone non possono identificarsi, se il tuo lavoro non emoziona nessuno, allora qual è il punto? Se parli da solo con te stesso la conversazione è davvero noiosa”.
Queste foto così malinconiche rimandano ai piccoli momenti vissuti di felicità, alla trascurabile felicità, come se quest’ultima potesse essere trascurabile, quella che quando ce l’hai, ce la si stringe addosso e ci fa troppo caldo, e se la perdiamo poi, resta solo il freddo della mancanza.
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