Piazzapulita tra le baby gang, “La Guerra in testa”

Con un reportage della giornalista Michela Farroco, il programma di La7 PiazzaPulita condotto da Corrado Formigli, analizza e scarnifica il dilagante fenomeno delle baby gang

Nella puntata di ieri sera del talkshow di La7 Piazzapulita, condotto da Corrado Formigli è andato in onda un reportage della giornalista Michela Farroco che documenta il dilagare del fenomeno delle baby gang nel territorio napoletano.

“Non abbiamo paura di niente”

L’allarme è scoppiato all’indomani dell’aggressione del giovane Arturo, il 17enne caduto nella spirale delle baby gang, lo scorso dicembre. Intervistata dalla Farroco, e poi in studio da Formigli la donna ha mostrato le raccapriccianti immagini del corpo del figlio, marchiato da numerose ferite da arma da taglio, una delle quali ha compromesso le corde vocali del giovane, ed ha poi raccontato la dinamica dell’agguato: il figlio sarebbe stato avvicinato da un “gancio” e poi assalito da altri tre ragazzini. La signora afferma con sicurezza che il figlio non aveva mai avuto contatti con i suoi aggressori. “Funziona così, e noi ci dobbiamo difendere” racconta un gruppo di ragazzini tra gli 11 e i 14 anni alla telecamera della Farroco: nel loro racconto c’è una punta di stridente orgoglio, quando parlano delle pistole e dei coltelli come di un’irrinunciabile protesi della loro esistenza, o quando, sprezzanti, vedono nel finire in gattabuia il giusto riconoscimento sociale della loro pericolosità. Con quale movente? Il bisogno di sentirsi più forti, di essere qualcuno all’interno del branco, un sentimento stantio, come l’odore di morte che grava sulle loro teste,  di difesa dei confini. “E se qualcuno di un quartiere rivale viene qua, che succede?” “Esce morto.”

Specchio per allodole: Piazzapulita sulle strade delle babygang

E la famiglia dei ragazzi dov’è in tutto questo?. Quando non è del tutto assente, essa è trincerata in un nervoso negazionismo che capovolge a suo piacimento tutte le “virtù criminali” poco prima menzionate: “Mio figlio va a scuola”, “La nostra famiglia è una famiglia specchiata” raccontano più spesso le mamme quando, solo qualche fotogramma più in là abbiamo sentito raccontare ad un baby boss che la scuola per lui è un optional e vantarsi di essere parente di uno stimato criminale. Dove sta la verità? Vista da qui, Napoli appare una città spaccata nel mezzo tra fame di riscatto ed eccessiva riverenza ad un potere che cresce come gramigna.

Madri

Ed è qui, al centro di questo ideale ventre, che avviene l’incontro tra la madre di Arturo e la madre di Francesco (‘O Nano), unico indiziato certo per l’aggressione di Via Foria. Le due sono espressione di una città che proprio sembra non volerne sapere di riconciliarsi con sè stessa, arricchendosi delle sue reciproche differenze e non pensando di debellarle con la legge del più forte. “Io ci sarei andata dalla mamma di Arturo (…) lei c’ha più possibilità, è professoressa.” Getta le mani avanti la mamma di Giuseppe, mentre proferisce queste parole quasi fossero un’arringa tardiva, inefficace ed insopportabile a favore del figlio. La verità nessuno ce la dirà mai, e non perchè chi ha visto non parla e chi ha materialmente agito non esce allo scoperto, ma perchè qui ognuno crede ancora di poter stare al mondo con le sue proprie leggi. Ma le leggi non si scrivono sulle promesse, o sui patti stretti cavalcando l’onda del momento.
Riccardo Manfredelli

Lucano, laureato presso l'Università degli Studi di Salerno. Giornalista pubblicista dal 10 Agosto 2020; Mi piace più ascoltare che parlare, più fare che mostrare. Nutro una passione smodata per tutto ciò che è Pop, per tutto ciò che è spettacolo. Su Zon.it scrivo principalmente di Cinema e Tv.

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