Nelle ultime è tornato con prepotenza alla ribalta il nome di Piercamillo Davigo, celebre magistrato e consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura. Il giudice è andato in pensione visto il compimento dei 70 anni di età nella giornata di ieri e per questo motivo la maggioranza del plenum dello stesso CSM lo hanno dichiarato decaduto. Con ogni probabilità questa vicenda avrà conseguenze nelle prossime settimane e nei prossimi mesi con ricorsi e appelli ma nel frattempo è utile ricordare cosa ha significato Piercamillo Davigo per il nostro Paese, sia come magistrato che come uomo.
In un periodo particolare per la Giustizia italiana, scossa dagli scandali interni che ne hanno minato la reputazione, ricordare il contributo umano e professionale di un magistrato come Davigo è ancora più importante. In Magistratura dal 1978, comincia la sua carriera come giudice presso il Tribunale di Vigevano prima di passare al Tribunale di Milan. Qui il suo destino si incrocia per sempre con la storia d’Italia: nei primi anni ’90, infatti, fa parte del famoso pool “Mani Pulite”, insieme ai colleghi Antonio Di Pietro, Gherardo Colombo, Francesco Saverio Borrelli e tanti altri. Insieme, sconvolgeranno la politica e il sistema di corruzione di quel periodo con l’inchiesta “Tangentopoli”. In seguito ha ricoperto la carica di Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati e dal 2018 quella di Consigliere del CSM.
Rigoroso e sempre mosso dal rispetto delle norme e dei codici, Davigo è famoso per le sue prese di posizione contro gli abusi e le scorrettezze sia nel mondo della Magistratura che nel mondo della politica. Fautore della certezza della pena, il giudice è da sempre riconosciuto come uno dei magistrati più talentuosi e integri del panorama italiano. La Costituzione come pilastro, ha sempre chiesto alla politica una riforma della Giustizia a partire dalle sue fondamenta: meno processi grazie ad uno snellimento delle fattispecie di reato soprattutto in campo penale, meno possibilità di fare ricorso, abolizione della prescrizione, abolizione del divieto di “reformatio in peius”. Questi alcuni degli ingredienti di Davigo per la ricetta di una Giustizia più veloce, equa e davvero funzionante. Purtroppo, le sue richieste e le sue idee sono spesso state ignorate, con enorme danno soprattutto per i cittadini.
Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesco Sverio Borrelli e tanti altri: Piercamillo Davigo è stato il degno erede della tradizione della Magistratura italiana, ora messa in crisi dal suo stesso comportamento ma capace di sfornare nel corso della sua storia tanti esemplari servitori dello stato. In attesa di capire il suo futuro al CSM, il lavoro di Davigo continuerà all’esterno, nella società civile, mostrando la via con il suo esempio e le sue lotte per una Giustizia davvero più giusta, uguale per tutti i cittadini.
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