In Nuova Zelanda la produzione di Kiwi cresce sempre di più, ma mancano le braccia per la raccolta. Proposta l’assunzione dei turisti
In Nuova Zelanda, con circa
6mila disoccupati, sembra che
nessuno voglia raccogliere i Kiwi nonostante il paese sia il
terzo produttore mondiale. Il rischio di quest’anno è che se non si trovano
1200 paia di braccia in tempo la maggior parte dei frutti rischia di marcire sulla pianta o a terra. Negli ultimi anni la domanda di prodotto è
aumentata e di conseguenza anche
la produzione e di circa il 19%. Il problema è che nessuno vuole raccoglierli e la situazione è destinata a peggiorare: è previsto un aumento del 35% entro il 2030. Ma la vera causa di questa spiacevole situazione non è la pigrizia dei cittadini, ma un
questione economica. Secondo i sindacati andare a lavorare non conviene: non solo il lavoro è faticoso, ma i braccianti devono trasferirsi nella regione di Bay of Planty e qui pagare l’affitto porta via 3/4 dello stipendio. La soluzione sarebbe
aumentare gli stipendi, ma molti amministratori delegati sembrano non volerne sapere. Stuart Weston, direttore di uno dei colossi del kiwi, Apata, ha così risposto alle richieste dei sindacati:
“Pagare di più non avrebbe senso, questo è il prezzo del mercato”. Per questo motivo il governo, prendendo ispirazione dalla vicina
Australia, sta pensando di
arruolare braccianti tra i turisti, allungando il loro visto turistico. Ma anche questa soluzione presenta delle difficoltà; le associazioni per i diritti dei lavoratori si sono così espresse:
“In Paesi che hanno sperimentato simili politiche sono stati registrati gravi abusi. I ragazzi, attirati con la promessa di un lavoro, vengono pagati una miseria. E chi protesta viene bullizzato”.