30 Marzo 2022 - 18:50

Raoul Moretti: l’arpa e “Le intermittenze della vita” – intervista

"Le intermittenze della vita" è il nuovo album strumentale dell'arpista e compositore italo-svizzero Raoul Moretti. L'intervista

Raoul Moretti

“Le intermittenze della vita” è il nuovo album strumentale dell’arpista e compositore italo-svizzero Raoul Moretti. Un progetto che racconta, a due anni di distanza, le atmosfere della pandemia, in particolare ripropone in una raffinata e suggestiva chiave sonora il periodo del lockdown.

In dialogo con l’arpa, quella di Raoul Moretti e attraverso necessarie e sofisticate collaborazioni, l’album diventa la perfetta colonna sonora e fa da background ad un reale evento storico recentemente accaduto. Noi di Zon.it abbiamo incontrato l’arpista e compositore. Ecco l’intervista.

Intervista a Raoul Moretti

Ciao Raoul. “Le intermittenze della vita” è il tuo album strumentale articolato in 12 brani per arpa. Raccontaci genesi ed idea di questo viaggio che ripercorre i drammi del lockdown.

Ciao! Proprio a partire dal primo lockdown ci siamo ritrovati ad avere la nostra routine quotidiana stravolta. In prima istanza ha voluto dire anche avere più tempo che personalmente ho utilizzato per studiare e fare ricerca di nuovi suoni sulla mia arpa. Da qui sono nate le idee musicali da sviluppare: ho iniziato a pensarle come fossero una colonna sonora di un film distopico.  Poi il periodo “extra-ordinario” si è prolungato ed i brani sono diventati sfondo della “nuova realtà”. Racconto anche lo sviluppo psico-emotivo di quei mesi.

Attraverso suoni e tecniche non convenzionali, declini l’utilizzo dell’arpa elettrica. Speri di arrivare anche ai più giovani?

L’arpa elettrica è diventato il mezzo espressivo con cui racconto me stesso. La ricerca di suoni con l’utilizzo delle live electronics e di suoni prodotti con tecniche non convenzionali ampliano i suoni e i timbri a disposizione. Proprio come un pittore e la sua tavolozza a più colori. Mi piace pensare che il mio pubblico sia trasversale, l’arpa ha bisogno di diffusione.  Ho avuto diverse esperienze di insegnamento a scuola ed i ragazzi sono ascoltatori da formare. In che modo? Facendoli approcciare ad “altri” ascolti, stimolando la loro curiosità.

L’arpa è uno strumento spesso accostato alle atmosfere del mito e del racconto di fantasia. Come pensi di catapultarlo all’interno dell’era del web 3.0?

Proprio considerandolo come uno strumento come gli altri. Ha una sua tradizione, ma con uno sviluppo presente e futuro.  Atmosfere del mito, immaginario fantasy, mondo celtico, visione al femminile nello strumento classico, accostamento a concezioni rilassanti e terapeutiche: fanno parte della sua storia, ma l’arpa non è solo quello. Lo strumento può accostarsi ad ogni genere musicale o esprimere altri stati emotivi, e questo parte prima di tutto dalla visione che noi musicisti proiettiamo.

Hai dichiarato di esserti ispirato al libro Le intermittenze della morte dello scrittore portoghese José Saramago. Quando hai letto il testo, il concept dell’album aveva già iniziato a stuzzicarti o c’è stato altro che ti ha illuminato?

Sono un grande appassionato di Saramago e dei suoi paradossi su cui poi sviluppa abilmente i romanzi.  Le intermittenze della morte l’ho letto tanti anni fa, ma quando cercavo un titolo al mio concept mi è risuonato nella mente. L’idea era quella di esprimere questa sospensione del tempo che abbiamo vissuto, con l’interruzione (le intermittenze) delle nostre attività ed abitudini quotidiane.

Il disco vanta nomi importanti: come quello del cantante sardo Beppe Dettori e dei musicisti Wan Xing e Chan Shek Ming. Perché la scelta di avvalerti di collaborazioni?

Anche nei miei 3 precedenti lavori solistici mi sono avvalso di collaborazioni. Cerco sempre interventi calibrati e in questo caso ne ho scelto pochi e che riguardassero strumenti a corde.  Infatti anche la voce di Beppe Dettori è utilizzata come strumento e non come canto. Lui è una delle voci più rappresentative della Sardegna. Con lui collaboro in duo da molti anni, abbiamo realizzato tre dischi ed abbiamo una intensa attività live. 

Per la parte del disco dedicata alla Cina ho voluto inserire due strumenti tradizionali cinesi a corde, ma suonati con una visione contemporanea.  Wan Xing è una virtuosa del guzheng, abbiamo collaborato in una produzione ad Hong Kong nel 2017 ed in seguito per dei concerti in Sardegna, durante il lockdown abbiamo anche realizzato un video a distanza dove suoniamo una antica melodia cinese da me arrangiata. Lei stessa mi ha presentato Chan Shek Ming, quando ho espresso la volontà di inserire il guqin, timbro del quale sono innamorato.

“Le intermittenze della vita” è una fascinosa propagazione in musica di un periodo storico vissuto. Come definiresti questo ambizioso progetto? Prova con un aggettivo, un termine o una breve definizione. Ti sfidiamo!

Un racconto in musica di quel periodo ed allo stesso tempo un tentativo di rielaborazione dell’esperienza vissuta.