2 Dicembre 2016 - 12:43

Rapporto Censis, l’Italia torna indietro

rapporto censis

Rapporto Censis, l’Italia torna indietro. Il nostro Paese starebbe sopravvivendo sfruttando le ricchezze del passato senza pensare al futuro. I giovani sono i più colpiti

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Rapporto Censis, l’Italia torna indietro. L’analisi del 50esimo rapporto annuale non è rosea per il nostro Paese, che non cresce e sopravvive a se stesso, sfruttando fino allo stremo le ricchezze del passato, senza pensare minimamente al futuro. Quello che appare il più grande problema è il divario, sempre più incolmabile, tra le generazioni. Gli anziani avrebbero accumulato ricchezze e sicurezze che partono, ad esempio, dal patrimonio immobiliare e dai risparmi che, nell’arco di una vita, sono stati in grado di far fruttare. Di contro, i giovani, non hanno nulla di tutto questo.

Il rapporto Censis si concentra sulla precarietà del lavoro e sulle conseguenze che ne derivano. In particolare, i giovani sarebbero intrappolati in professioni non qualificate, con retribuzioni che non consentono di pensare a mettere da parte dei risparmi per il futuro, per comprare casa ad esempio, e che quindi causano la inevitabile cessazione degli investimenti. Il lavoro, raramente, è continuativo e regolare, e si stanno affermando pericolosamente le professioni non qualificate, con un incremento vicino al 10% tra il 2011 e il 2015, gli addetti alle vendite e ai servizi personali, +7,5%. In calo, quindi, secondo il 50° rapporto Censis, le professionalità un tempo più richieste, come operai, artigiani e agricoltori.

E allora su cosa può ancora contare l’Italia? Semplice: turismo ed esportazioni. Floride sono le prospettive per le aziende che sono riuscite a ritagliarsi il proprio spazio nel mercato estero, ma nonostante questo comunque l’Italia si classifica al decimo posto tra gli esportatori. Va molto meglio nel comparto turistico, con un incremento di visitatori stranieri del 31,2% tra il 2008 e il 2015, e un aumento dei giorni di permanenza del 18,8%. Molto gettonati gli hotel a 4 e 5 stelle, mentre crollano quelli di categorie inferiore a causa della preferenza nei confronti di alloggi “alternativi” come appartamenti in affitto, b&b e agriturismo.

Un comparto che, sempre secondo il rapporto Censis, sembra non conoscere crisi, è quello del digitale. Tra il 2007 e il 2015, a fronte di una riduzione dei consumi di oltre il 5%, gli acquisti di smartphone e altri supporti per la comunicazione digitale registravano un incremento record (+ 191,6% per gli smartphone e +41,4% per i computer). Secondo il Censis “gli italiani hanno stretto i cordoni della borsa evitando di spendere su tutto, ma non sui media digitali connessi in rete, perché grazie ad essi hanno aumentato il loro potere individuale di disintermediazione”.

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