29 Settembre 2015 - 10:34

Renzi e l’Europa, perché io valgo

L’idea di abolire l’IMU e la TASI del Segretario/Premier Renzi cozza con le indicazioni dell’Unione Europea. Sia dal punto di vista economico che pratico, il provvedimento non sembra apportare alcun nuovo benessere, anzi, tende ad aggravare l’attuale situazione delle famiglie italiane

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Nel marasma generale di questi giorni, condito dalla condizione greca e dalle elezioni in Catalogna, l’Europa si trova ad affrontare un’ulteriore situazione scomoda: l’abolizione dell’IMU e della TASI da parte del Governo Renzi.

L’equivoco, nato dopo la bocciatura europea all’azione preannunciata dal Segretario/Premier italiano, ha raggiunto dimensioni tali da mettere in condizione l’UE di intervenire sull’argomento e, in un certo senso, imporsi sulla volontà nazionale.

renzi europa

Matteo Renzi

A differenza delle altre situazioni, però, in questo caso più che un intervento a gamba tesa come accaduto in altri Stati (leggi Grecia), si intravede in questo stop degli organi sovrannazionali quasi un’ancora di salvezza.

Infatti, sull’argomento sono necessarie alcune osservazioni valutando da un lato l’ambito europeo e dall’altro quello nazionale.

Dal punto di vista UE l’incongruenza indicata, come hanno fatto presente fonti di Bruxelles che hanno chiesto piuttosto un intervento sui costi del lavoro,  è chiara e diretta: al fine di abolire IMU e TASI, Renzi considera come già ottenuta una maggiore flessibilità dall’Europa al fine di portare avanti una manovra da ben 17 miliardi.

Da Bruxelles,però, avvertendo le intenzioni del Presidente del Consiglio hanno subito lanciato un forte monito in cui si ricorda che all’Italia è già stato concesso un maggiore spazio di flessibità per attuare le riforme della primavera scorsa e che quindi, a meno di ulteriori provvedimenti in tal senso, la nuova manovra sembra inopportuna ed inattuabile.

Sul piano interno, invece, le considerazioni rimarcano una più semplice visione della realtà che spesso (e volentieri) è sfuggiti a Renzi&co.

In questo caso, l’abolizione delle tasse sulla casa avrebbe un doppio effetto che produrrebbe una caduta dei consumi piuttosto che una ripresa economica.

Considerando il provvedimento praticamente , questo non cambierebbe per nulla la situazione delle famiglie medie italiane ma avvantaggerebbe solamente quelle “facoltose” che si ritroverebbero con un onere in meno su un immobile che fino a quel momento aveva garantito grandi cifre alle municipalità.

A questo si affianca proprio la politica comunale che, trovandosi priva di una delle maggiori risorse finanziare (come accadde durante il Governo Berlusconi con il taglio dell’ICI), si troverebbe costretto ad ideare nuove “tasse di scopo” al fine di proteggere le casse locali.

Come accaduto già in precedenza con l’ICI, anche questa volta il taglio della tassazione sulla casa (che comunque dovrebbe essere riveduto e corretto) non solo non sembra dare i frutti sperati ma tende ad aggravare la situzione attuale portando alla drastica diminuzione dei consumi e al blocco della possibile ripresa dell’economia nazionale.

“La vera saggezza è meno supponente della stupidità. L’uomo saggio dubita spesso, e cambia la sua opinione; lo stupido è ostinato, e non ha dubbi; egli conosce tutte le cose ma non la sua stessa ignoranza.” (Faraone Akhenaton)

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