Attualità

Il ricordo di Mahsa e la rivoluzione del velo

In seguito al tragico omicidio di Mahsa Amini, una ragazza iraniana arrestata per aver violato la “sharia”, nel Paese è scoppiata una fortissima insurrezione. Il 16 settembre scorso, la ventiduenne Mahsa Amini è morta sotto custodia della polizia religiosa. Tre giorni prima, la polizia locale ,durante un posto di blocco ,ferma e trattiene Mahsa perché non indossava correttamente l’hijab(il tipico velo islamico).

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In seguito all’arresto, la giovane donna è stata percossa violentemente, provocando ,secondo le testimonianze ,il decesso. Le autorità religiose sostengono che la giovane sia morta per cause naturali, al contrario i genitori di Mahsa rinnegano questa versione poiché la donna non presentava alcun problema di salute.

L’onda di proteste e indignazione

In seguito alla tragedia,i vari social media hanno diffuso la notizia che ha catturato una fortissima attenzione. E’ dunque scoppiata un’onda di indignazione generale in tutto il mondo e sono esplose le proteste in Iran. Le autorità religiose ,appoggiate dall’ Ayatollah Seyyed Ali Hoseyni Khamenei, hanno risposto alle provocazioni aprendo il fuoco. Vedere l’utilizzo della forza armata contro i civili, ha ancora di più infiammato gli animi e non è certamente passato inosservato. Tra le tante associazioni e istituzioni che si occupano della salvaguardia dei diritti umani, tra cui Unicef ed Amnesty International, ma in particolar modo la Ong Iran Human Rights. L’Ong, che ha sede ad Oslo, ha condannato gli ultimi accadimenti, sottolineando il fatto che il regime teocratico iraniano sta attraversando una forte crisi morale. A far sentire la propria voce è stata anche la comunità internazionale che chiede alla Repubblica islamica di porre fine alla repressione. Dopo le parole della ministra tedesca Annalena Bearbock, anche il capo del governo inglese Liz Truss minaccia nuove sanzioni contro il Paese teocratico.

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Crisi anche nel settore economico-industriale

Oltre a quest’ultimo accadimento di riferimento socio-culturale, anche il settore industriale del paese è a forte rischio fallimento. Migliaia di operai hanno iniziato a manifestare contro le scarse condizioni lavorative e soprattutto contro le modalità dittatoriali con cui esse vengono imposte. Le due anime rivoluzionarie, seppur nascendo da ragioni differenti, denunciano ambivalentemente un malessere contro il regime. Protagonista di questa irreversibile insofferenza , non è solo la popolazione femminile, bensì l’intera comunità iraniana che non accetta più leggi civili-religiose imposte dalla sharia, oramai considerate inammissibili e disumane in questa nuova epoca storica.

Sara Ianniello

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