Questo fine settimana in Romania si tiene un referendum su una modifica costituzionale mirante a definire il matrimonio una ‘unione tra un uomo e una donna‘ e non più ‘unione tra coniugi’, definizione attualmente vigente.
Favorevoli al referendum: la maggioranza socialdemocratica (PSD), che ha deciso di lasciare i seggi elettorali aperti per due giorni sperando di incrementare la partecipazione, la Chiesa ortodossa e molte forze politiche.
Una conferma delle grandi difficoltà che gli omosessuali affrontano nella società romena, dove non sono rari i casi di aggressione anche fisica ai danni della popolazione Lgbt.
Per le opposizioni rumene, il governo ha appoggiato il referendum per deviare l’attenzione degli elettori dai suoi molti guai interni della Romania, per esempio le accuse di corruzione e di limitazione dello stato di diritto.
Per la validità della consultazione è richiesta una affluenza alle urne del 30%. Una bassa affluenza sarebbe vista come una battuta d’arresto per i socialdemocratici che si sono presentati durante la campagna a fianco di alti prelati ortodossi.
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