5 Dicembre 2020 - 19:12

Romulus: dal film alla serie, e intorno altre considerazioni

Romulus

Una panoramica completa della serie “Romulus” diretta e creata per Sky da Matteo Rovere, già regista de “Il Primo Re” con Borghi e Lapice

E’ andata in onda ieri sera, venerdì 4 Dicembre 2020, su Sky l’ultima puntata di “Romulus”, serie creata e diretta da Matteo Rovere che racconta la mitica fondazione di Roma, tema sul quale il regista di “Veloce come il vento” (che lo ha reso a ragion veduta uno dei nuovi talenti della cinepresa più interessanti del cinema italiano contemporaneo) è tornato dopo il riuscitissimo esperimento al cinema de “Il Primo Re”, pellicola- in sala lo scorso 2019- con Alessandro Borghi e Alessio Lapice nei panni di Romolo e Remo.

Pur essendo entrambi i prodotti girati in protolatino, una prima differenza che vi intercorre riguarda proprio i due interpreti principali: alla coppia Borghi-Lapice, in “Romulus” si sostituiscono Andrea Arcangeli (atteso prossimamente su Netflix in un’interpretazione del divin codino Roberto Baggio) e Francesco Di Napoli (giovane promessa da La Paranza dei Bambini).

I due interpretano rispettivamente Yemos e Wiros e, a differenza dei loro due predecessori cinematografici, non solo non sono fratelli di sangue (lo diventeranno in qualche modo dopo che alcune vicissitudini li uniranno in maniera indissolubile), ma per giunta appartengono a due classi sociali differenti: il primo è, infatti, il nobile erede al trono di Alba (uno dei trenta regni del cosiddetto latinum vetus dell’VIII secolo a.C.) l’altro è invece uno schiavo, con un passato e una storia tutta da illuminare, proveniente da Velia (città dalle cui ceneri nascerà poi Roma).

I temi

I temi che hanno reso epico “Il Primo Re” ritornano e vengono più ampiamente sviluppati in “Romulus”; pensiamo primariamente al fratricidio: il Remo de “Il Primo Re” se ne macchia alla fine del film, mentre il Yemos di “Romulus” ne è accusato sin dall’inizio della storia. Questo lo porterà dunque a dover fuggire da Alba, trovando riparo nel bosco sacro alla dea Rumia, la cui “sacerdotessa” altri non è che La Lupa (Silvia Calderoni) che nei più diffusi racconti attorno alla mitica fondazione di Roma avrebbe nutrito i piccoli Romolo e Remo.

Altro tema comune alle due trattazioni, questo tipico di ogni narrazione epica, è quella che in greco si chiama “ubris”, ovvero la tracotanza degli uomini nei confronti degli dèi, il loro credersi invincibili, slegati da un potere superiore che decide per loro. Tracotante lo è stato Romolo ne “Il Primo Re”, quando il potere lo accecava e lo rendeva sordo agli ammonimenti di chi voleva ricordargli che c’è spazio per un solo Re. Personaggio tracotante per eccellenza in “Romulus” è, invece, Amulius (Sergio Romano)  che, bollando Yemos come fratricida e sfruttando a proprio vantaggio l’amore della figlia Ilia (Marianna Fontana), riesce ad ottenere illegittimamente il potere su Alba. Ilia stessa si macchia di tracotanza quando, da vestale, profana il fuoco della dea Vesta e mossa da una terribile sete di vendetta, consacra la propria vita a Marte, dio della guerra. Fontana offre un’interpretazione magistrale, il personaggio cresce insieme a lei: da una giovane e pura  Ifigenia, ella si trasformerà in una guerriera che, anche visivamente, ricorda il personaggio cult di Xena.

Le interpretazioni femminili

Marianna Fontana, la cui promettente iperbole nel mondo della recitazione è cominciata con il film di Edoardo De Angelis Indivisibili, è solo una delle eccellenti interpreti che hanno gravitato attorno al mondo mitico e immaginifico di “Romulus”, ed in quanto a presenza e peso specifico dei personaggi femminili, la serie segna senz’altro un punto di vantaggio rispetto a Il Primo Re. Oltre a lei, degne di nota anche Ivana Lotito e Vanessa Scalera.

La prima, già sul set della quinta ed ultima stagione di Gomorra – altra iconica produzione Sky – presta il volto a Gala, la macchinatrice moglie di Amulius. Scalera, qui ben lontana dai panni comici e un po’ naif di Imma Tataranni, è invece Silvia, figlia dello spodestato re di Alba, Numitor (Yorgo Voyagis) e madre di Yemos.

Messe in parallelo, si potrebbe quasi dire che le donne efficacemente rappresentino le due, antitetiche parti dell’anima di un uomo: se Silvia è l’apollineo, i buoni consigli e il rispetto delle leggi, Gala è il dionisiaco, quell’istinto che ci spinge a rovesciare l’ordine pre-costituito.

A proposito dei rapporti tra le donne sulla scena di Romulus, vale poi la pena porre sotto la giusta luce la credibilità con la quale Lotito e Fontana hanno costruito il loro rapporto madre-figlia, che da un certo punto in poi batte addirittura il territorio della competizione, facendo riecheggiare il complesso che nella tragedia greca vedeva contrapposte Clitennestra ed Elettra.

Da Atene viene anche il topos dell’ospitalità sacra agli dei, in “Romulus” ben compendiata dal personaggio del vasaio greco che offre asilo a Numitor e Silvia esiliati da Alba.

Romulus avrà una seconda stagione?

Numitor è stato esiliato e spodestato dal trono di Alba poiché ormai inviso agli dèi, che sulla regione hanno mandato un’inestinguibile siccità. Anche gli agenti atmosferici da cui prendono le mosse, rappresentano una differenza tra “Romulus” e “Il Primo Re”: il film con Borghi e Lapice, infatti, inizia sotto piogge insistenti che causeranno la distruttiva piena del Tevere.

Infine, guardiamo alla struttura della linea narrativa: “Il Primo Re”, essendo un film dalla durata per forza di cose limitata, mette un punto alla storia dei due protagonisti. “Romulus”, invece, (impreziosita dalla voce di Elisa che nei titoli di testa canta Shout dei Tears for Fears) ci regala un’ultima sequenza sorprendente, chiaro segno che la storia sicuramente non si esaurisce ai dieci episodi andati in onda finora.